Non si placa il caso dossieraggi, Palamara: “Esiste il Deep State e cecchina”
Benvenuti a ricattopoli, come vengono utilizzate le notizie riservate in Italia. Le nuove rivelazioni dell’ex magistrato Luca Palamara
Caso dossieraggi, la sorpresa, si va verso un maxiprocesso
Luca Palamara, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura e più giovane presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati ma anche primo caso di un ex membro del CSM radiato dall'ordine giudiziario. Suo, con Alessandro Sallusti, il libro Il Sistema, sui meandri del potere giudiziario italiano, dove si racconta come le nomine e le carriere, all'interno della magistratura, siano spesso il risultato di accordi e compromessi che trascendono i meriti individuali. Dopo le audizioni dei magistrati Raffaele Cantone e Giovanni Melillo e del comandante della GdF Andrea De Gennaro, lo abbiamo sentito sul caso dossieraggi
Dalla sua esperienza, dietro questa vicenda dei dossieraggi c'è un mandante?
Normalmente dietro c'è sempre un mandante e quantomeno, direi, anche c’è chi in qualche modo è interessato alla conoscenza di queste notizie. Lo dico per la mia esperienza in quel mondo, tra virgolette, chiamiamolo così, dove girano informazioni riservate, che riguardano non solo la vicenda specifica della Direzione Nazionale Antimafia, ma più in generale, anche gli uffici giudiziari, come sta dimostrando l'indagine di Perugia.
Di chi parliamo?
Fondamentalmente di tre categorie di persone: in prima battuta i giornalisti, in seconda battuta il mondo dell'imprenditoria, in terzo luogo appartenenti al mondo delle istruzioni, che possono andare da magistrati ad appartenenti pure alla Guardia di Finanza e altre forze di Polizia, che non avendo l'immediata gestione e controllo del dato, non accedono direttamente a quel dato, in qualche modo hanno interesse a conoscerlo... per altre situazioni.
Vista l'estensione dei campi toccati, nel caso chiamato dossieraggi, si passa da politici a professionisti dello sport, medici, a dirigenti di secondo grado, legali, c'è di tutto, si è adombrata l’idea di una sorta di mandanti organizzati in un gruppo
In realtà il problema è più diffuso, perché non ha riguardato solo appartenenti al mondo della politica, ci sono stati controlli specifici su determinati personaggi e determinate situazioni.
Ma c'è un Deep State, uno Stato nello Stato che poi fa altre cose?
Esiste un Deep State. Esiste un mondo, un luogo nel quale controllare e avere per primi una notizia riservata e questo costituisce un'arma di ricatto.
E questo ricatto poi come viene esercitato?
Questo ricatto viene esercitato, ad esempio, attraverso una pubblicazione su un giornale che in qualche modo fa saltare una nomina nello Stato. Pensiamo a una vicenda su tutte, a quello che accadde per la nomina di Marcello Viola alla Procura di Roma. La pubblicazione di notizie riservate, su La Repubblica e Corriere della Sera, fece saltare la nomina di Marcello Viola a Procuratore di Roma. In questo caso, che stiamo vedendo, determinate notizie che riguardano la segnalazione di operazioni sospette era finalizzata in concomitanza con determinate nomine che riguardavano il mondo della politica, tanto è vero che c'è stata poi una denuncia di Crosetto, quindi nel Deep State queste notizie servono come strumento per cecchinare.
Nella storia d’Italia, altre volte è capitato che dei ministri presentassero denunce simili a quella di Crosetto, per rivelazioni sulla loro vita, però non è accaduto nulla. Cosa c'è di diverso oggi, se dovesse dirlo in base alla sua esperienza di tanti anni nelle istituzioni?
Questa volta l'elemento di novità è duplice. In primo luogo l'accesso a un'imponente banca dati che in qualche modo coinvolge la vita dei cittadini italiani dal punto di vista economico. Quindi questa è una cosa sicuramente forte, di un utilizzo che in parte è stato fatto delle segnalazione di operazioni sospette. E la seconda è che, siccome la diffusione di queste notizie è cosa determinante e molte delle persone offese hanno appreso di accessi nei loro confronti dalla lettura dei giornali, probabilmente noi saremmo in presenza di un maxiprocesso. Tutti coloro che sono stati vittime di accesso, in qualche modo, dovranno essere informati e avvisati a partecipare al procedimento.
Il meccanismo di controllo oggi mi sembra si eserciti sui dati sensibili alla vita economica delle persone. E’ un elemento importante rispetto al passato, dove si puntava molto anche su aspetti privati o no?
Direi di sì, è l'effetto più saliente, tanto è vero che anche all'interno della magistratura la gestione di questi dati, la centralizzazione, creò un forte motivo, tra virgolette, di contrasto tra le Procure distrettuali e la Procura nazionale Antimafia. L'accentramento presso la Procura nazionale Antimafia ha posto sicuramente un grande problema, perché noi abbiamo un'unica banca dati, dove si può avere il controllo e che esclude in prima battuta le Procure distrettuali e che pone anche un problema politico, quello che oggi si sta riversando su Cafiero De Raho, sui Procuratori nazionali Antimafia che direi, senza interruzione, sono passati da essere Procuratori nazionali Antimafia a membri del parlamento, in particolar modo di partiti, tra virgolette, di sinistra.
Quindi c'è un problema rispetto alla concentrazione di una serie di informazioni in un solo luogo!?
Emergono due ulteriori grandi problemi, alla luce anche dell'audizione del Procuratore della DNA Melillo. Il primo sicuramente è che il sistema dei controlli ha fallito perché evidentemente un sistema dei controlli non è stato efficace. In audizione alla commissione Antimafia Melillo dice che il sistema dei controlli è stato risolto, quindi un problema lo abbiamo superato. Rimane il secondo cioè che il sistema dell'amministrazione della giustizia, i sistemi informatici, sono sistemi obsoleti e noi non abbiamo notizia, ad esempio, che siano stati cambiati i computer o i server all'interno della Direzione nazionale Antimafia. Questo pone un problema di sicurezza e pone anche un problema di rispetto della normativa comunitaria che da questo punto di vista, invece, presuppone che i dati vengano trasmessi in sistemi informatici perfettamente idonei e funzionanti. Quindi sicuramente siamo in presenza di problemi che in qualche modo anche il governo, oggi, deve affrontare e risolvere.