Non solo Fassino... Quella volta che un famoso giornalista-direttore...

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Cronache

Fassino et similia


 

Meditando sul caso Fassino-duty free, mi sovviene un episodio analogo di tanti anni fa di cui venni a conoscenza per motivi riservati e personali e che ho tenuto per me per più di un decennio per le ovvie ragioni che si capiranno dopo.

L'episodio ha come protagonista un noto e importantissimo giornalista-direttore e una dirigente della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa. Amica carissima di famiglia, la dirigente un giorno mi telefonò per chiedermi un consiglio: doveva decidere se denunciare o no la sottrazione di lattine di Coca Cola, avvenuta nella lounge del Club Sea, la sala d'attesa per vip in partenza che offre postazioni comode e ogni ben di Dio (dolce e salato, panini, tramezzini, torte e brioche, frutta, yogurt e ogni tipo di bevanda o bibita) a chi voglia rifocillarsi in attesa dell'imbarco.

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Il guaio era che a sottrarre una quantità abnorme di lattine, lentamente travasate nel borsone, era stato un famoso, ingombrante giornalista-direttore. "Che faccio? Come mi regolo? Devo denunciarlo?", mi chiedeva la dirigente Sea in preda a una grande ansia a causa dell'altissimo standing del professionista cleptomane di cui mi fece il nome. E anche io nell'apprenderlo non nascosi la mia grande incredulità e l'imbarazzo per lui e per l'intera categoria.

Provai a raccomandarle prudenza, le suggerii, data la futilità del valore dell'appropriazione, di provare a chiudere un occhio, anche per non esporre al rischio di ritorsioni l'azienda. Ma lei mi disse che c'erano dei video che incastravano il direttore. E il personale della vigilanza era per la linea dura.

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Mi tacqui, imbarazzato, limitandomi ad augurarle affettuosamente in bocca al lupo. E non le ho mai chiesto come fosse poi finita la storia, per non metterla in imbarazzo. Morale della favola: cleptomania et similia sono tra di noi più diffuse di quanto non si creda.