Nursind, infermieri in sciopero il 28/01: "Stiamo passando da eroi a martiri"
Il segretario nazionale Andrea Bottega ad Affaritaliani.it sulla manifestazione di questo venerdì
Infermieri, sciopero Nursind il 28 gennaio: "Sarà il primo di una lunga serie se non ci saranno risposte concrete"
La mancata erogazione dell’indennità di specificità in manovra, una professione usurante ma non riconosciuta come tale, la carenza di organico che costringe la categoria a turni doppi, riposi saltati e ferie non godute. Sono alcune delle ragioni che hanno spinto il 28 gennaio gli infermieri a fermarsi per 24 ore e aderire allo sciopero nazionale proclamato dal Nursind, il primo sindacato di base della categoria nel Paese (47 mila iscritti).
La manifestazione ufficiale si terrà a Roma, ma sit in sono previsti in tutta Italia. Nella Capitale l’appuntamento è alle 10 in via di San Nicola De’ Cesarini (Largo di Torre Argentina), a pochi passi da Palazzo Vidoni, sede del Dipartimento della Funzione Pubblica. A fine manifestazione una delegazione del sindacato si recherà alla Funzione Pubblica per presentare le sue proposte al ministro Renato Brunetta.
Come ha spiegato il segretario nazionale del Nursind Andrea Bottega ad Affaritaliani.it "interi reparti hanno mandato l'adesione allo sciopero. Sto ricevendo tantissime chiamate ogni giorno. Gli infermieri sono arrabbiati, non solo stanchi. Mi chiamano per sapere che cosa posso tralasciare, dal momento che qualcuno il 28 dovrà comunque aprire il reparto per garantire i contingenti minimi. Anche chi è obbligato ai sensi di legge a essere presente, e a garantire tali livelli minimi essenziali, vuole quindi dimostrare che siamo allo stremo. Cosa che forse la politica non ha ancora capito".
"Stiamo passando dagli eroi ai martiri", continua Bottega. "La situazione anziché migliorare peggiora. Molti colleghi hanno il Covid e l'organico, ormai da due anni, si copre sempre con le stesse persone. Questo non è più sostenibile. Se non avremo delle risposte concrete nei prossimi mesi, lo sciopero si ripeterà per più giornate. Quello di giorno 28 è solo l'inizio".
"Io ho inviato una lettera - conclude il segretario nazionale - chiedendo al ministro Brunetta, appunto, di accogliere una nostra delegazione con le proposte per superare queste criticità, sia nell'ambito professionale sia nel Sistema sanitario nazionale. Siamo ancora in attesa di una sua risposta".
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Nursind, le ragioni dello sciopero di giorno 28 in dettaglio
Il mancato riconoscimento del valore professionale (1). La legge di Bilancio 2021 (governo Conte II) ha stanziato 500 milioni di euro per i medici, 335 milioni per gli infermieri e 100 milioni per gli OSS e le restanti professioni sanitarie. Per i medici le risorse sono state erogate già da gennaio 2021, per tutti gli altri l’indennità di specificità è state invece vincolata al rinnovo dei contratti. Emendamenti alla manovra 2022 miravano proprio ad anticipare, rispetto alla sottoscrizione del Ccnl, gli arretati di un anno già a partire da questo mese. Il governo Draghi (con il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta) ha ritenuto invece di non fare propri gli emendamenti segnalati sia del Movimento 5 stelle e sia di Fratelli d’Italia. Pertanto, dopo 24 mesi di lavoro in prima linea, questo riconoscimento non è stato ancora assegnato.
La retorica degli eroi e degli angeli (2). Ci hanno chiamati eroi e angeli perché in spregio del pericolo abbiamo resistito combattendo una malattia all’inizio sconosciuta, molto contagiosa e che ha mietuto molte vittime. Anche gli infermieri hanno pagato il loro tributo in termini di vite umane: con 90 morti e più di 170.000 contagiati (nell’ultimo mese più di 36mila), siamo la categoria di lavoratori più colpita dal virus. Abbiamo salvato malati Covid e allo stesso tempo, purtroppo, per molti di loro siamo stati le ultime persone che hanno visto prima di morire. Siamo i professionisti dell’assistenza infermieristica, non siamo dei missionari. Per fare questo lavoro non basta la buona volontà. I cittadini che vengono assistiti da noi pretendono cure qualificate ed esiti positivi, non accettano errori o complicanze fatali. Gli infermieri rispondono davanti al giudice, spesso anche perché una inefficiente organizzazione del lavoro li porta all’errore. Gli applausi e le pacche sulle spalle non aiutano le nostre famiglie ad arrivare alla fine del mese.
Gli stipendi più bassi d’Europa (3). Gli infermieri francesi da marzo 2021 hanno percepito un aumento dello stipendio base di 183 euro. Inoltre, ai 24.000 infermieri che lavorano nelle terapie intensive sono stati dati ulteriori 100 euro. In Germania lo stipendio di un infermiere va dai 2.000 ai 2.800 euro netti al mese. In Inghilterra si parte da 2.200 euro netti mensili, ma per le figure apicali si può arrivare a 122.000 euro lordi annui, con una possibilità di carriera che rende allettante intraprendere la professione. Inoltre, proprio per l’impegno e l’abnegazione nel contrasto all’emergenza Covid è previsto un ulteriore aumento di 3.700 euro l’anno. L’infermiere italiano, invece, ha una retribuzione che parte dai 1.500 euro netti mensili e il riconoscimento per la lotta al Covid è di 75 euro lordi mensili. Una cifra che, appunto, vedremo in busta paga solo a contratto nazionale chiuso.
Condizioni di lavoro inumane (4). Da due anni ferie a singhiozzo, per metà dell’anno bloccate. Per noi non è mai esistito il lockdown: per mesi non abbiamo visto i nostri figli, le nostre famiglie per paura di contagiarle. Abbiamo visto la morte in faccia e abbiamo avuto paura, ma siamo andati al lavoro nonostante tutto. Lavoriamo sempre sotto organico. La carenza infermieristica è ormai cronica perché la politica ha sempre preferito tagliare sulla spesa del personale, nonostante da più parti (perfino dalla Corte dei Conti) giungesse l’allarme della non sostenibilità del sistema. Un deficit di personale che, anziché ridursi con il passare degli anni, aumenta. Diversi centri studi stimano una carenza che va dalle 80.000 alle 270.000 unità.
Aggressioni (5). Le aggressioni a infermieri e sanitari in generale sono spesso l’esito delle disfunzioni del sistema che non dipendono dall’operato del singolo, ma dipendono dalle risorse disponibili, dai limiti dell’organizzazione e dalle scelte gestionali. I cittadini, alle prese con tempi di attesa troppo lunghi, norme ospedaliere e problemi di salute da affrontare, finiscono per sfogare la propria rabbia sul primo sanitario in cui si imbattono.
Gli infermieri se ne vanno (6). Gli infermieri si stanno licenziando. E il trend è in forte aumento. Non solo quindi è quasi impossibile reperire infermieri nel mercato del lavoro (non si riesce a tamponare più neanche attingendo dall’estero, visto che anche gli altri Paesi cercano infermieri e soprattutto visto che altrove la categoria è attratta da retribuzioni più alte), ma nemmeno si riesce a tenere in servizio quei pochi che sono rimasti.
La questione professionale (7). La mancata valorizzazione dell’infermiere è frutto anche di una normativa per l’esercizio professionale vecchia, risalente al secolo scorso e in buona parte inapplicata. Non è pensabile realizzare i progetti del PNRR, tra l’altro creando ulteriore debito pubblico, senza innovare le professioni sanitarie. Gli infermieri possono dare di più alla collettività e hanno diritto ad avere una prospettiva di carriera professionale, non solo di tipo organizzativo. Le competenze vanno ampliate secondo il livello di studio e aggiornate al grado di formazione universitaria, anche specialistica, che al tempo dell’emanazione del profilo professionale (1994) non era ancora compiuta. Occorre un contratto che delinei una vera carriera professionale per tutti gli infermieri e una normativa che ne allarghi le competenze per dare una sempre migliore assistenza.
Il lavoro usurante (8). Quello l’infermiere è un lavoro usurante. Tuttavia, la professione non rientra in questa categoria. Le dotazioni di personale infermieristico hanno una media del 10% di esonerati a vario titolo e non sono utilizzabili nel lavoro a turni. Pensare di arrivare a prestare assistenza con il lavoro notturno fino a 67 anni è impensabile. Eppure, non c’è nessuna agevolazione per quei pochi che non avendo ancora problemi fisici, lo svolgono. Si tratta di un impegno altamente disagevole. E lo è ancora di più proprio perché pesa su pochi: la professione, del resto, è in gran parte femminile e la maternità prevede delle giuste agevolazioni nei primi 3 anni di vita del bambino. Tirando le somme, nonostante i gravosi carichi di lavoro nessuna norma riconosce le nostre tipiche malattie come professionali e la nostra attività come usurante.
Più posti per infermieri all’università (9). Serve che le università attivino più posti nei corsi per avere più infermieri, ma per poterli formare servono anche più infermieri docenti proprio per garantire una formazione di qualità.
Se non ora quando? (10). Non si è visto nessun segnale di attenzione e vicinanza per gli sforzi che stiamo facendo. Anzi, ci è stato negato anche il dovuto - perché già stanziato - e cioè l’indennità di specificità. Vogliamo manifestare il nostro diritto ad essere trattati per quello che valiamo. Non tutte le professioni e non tutti i lavori sono uguali. Non chiediamo uguaglianza, ma equità. Non vogliamo creare disagio ai cittadini più di quello che già vivono. Lottiamo, prima che sia troppo tardi, perché ci siano più infermieri e più motivati per poter dare ancora una assistenza di qualità.