Omicidio Alessandra Matteuzzi, inizia il processo d'appello per l'ex fidanzato Giovanni Padovani
L'ex calciatore era stato condannato in primo grado all'ergastolo per omicidio pluriaggravato
Omicidio Alessandra Matteuzzi, inizia il processo d'appello per l'ex fidanzato Giovanni Padovani. L'uomo l'aveva uccisa sotto la sua abitazione colpendola anche con un martello
Oggi lunedì 11 novembre davanti alla Corte di assise di Bologna, prima sezione penale, inizia il processo d'appello per Giovanni Padovani, il 28enne che in primo grado è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio dell'ex fidanzata Alessandra Matteuzzi. La donna 56enne era stato uccisa sotto casa sua in via dell'Arcoveggio a Bolongna il 23 agosto 2022 con calci e pugni. Fu colpita anche con un martello e addirittura una panchina. Padovani, detenuto a Reggio Emilia, è difeso dall'avvocato Gabriele Bordoni.
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Padovani il 12 febbraio 2024 era stato condannato in primo grado all'ergastolo per omicidio pluriaggravato. All'ex calciatore e modello erano state confermate anche le aggravanti dello stalking, del vincolo di legame affettivo, premeditazione e dei motivi abbietti. La perizia psichiatrica svolta durante il processo, che sarà probabilmente presa in esame durante l'appello, lo aveva dichiarato capace di intendere e di volere. La decisione della Corte d'assise di Bologna, presieduta dal giudice Domenico Pasquariello, era arrivata dopo due ore di camera di consiglio. Nelle motivazioni della sentenza si sottolineavano l'"insana gelosia dell'imputato" e l'"irresistibile desiderio di vendetta, uno tra i sentimenti più irragionevoli, eppure imperativi”.
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Padovani era partito da Senigallia e si era presentato sotto casa di Alessandra Matteuzzi con uno zaino con all'interno il martello che poi ha usato per ucciderla. Dopo l'aggressione la vittima era stata trasportata in ospedale dove era morta circa due ore dopo. Alessandra a fine luglio aveva denunciato l'ex fidanzato per stalking raccontando tutte le ritorsioni subite, dal taglio delle gomme dell'auto allo zucchero nel serbatoio, e le richieste assurde di lui, ossessionato dalla presunta infedeltà, come quella di inviargli su WhatsApp un video ogni dieci minuti con ben visibili l'orario e il luogo in cui si trovava.