Omicidio Civitanova, Ferlazzo resta in carcere. Nella stessa via altra rissa

Confermato il fermo per il killer. Analogo episodio poche ore dopo la tragedia a pochi passi dal luogo del delitto. Ancora sangue ma per fortuna nessuna vittima

Cronache
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Omicidio Civitanova, poche ore dopo nuovo spargimento di sangue

Continua a far discutere il tragico episodio costato la vita all’ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche, ucciso a colpi di stampella per futili motivi da Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, un 32enne residente nel comune marchigiano. È stato convalidato il fermo in cella per il killer. Davanti al gip di Macerata, nell’udienza di convalida che si è tenuta nel carcere anconetano di Montacuto, Ferlazzo, ha "collaborato, ha chiesto scusa e ha chiarito che non c’è stata alcuna motivazione di tipo razziale". L’indagato aveva già chiesto scusa alla famiglia della vittima, che ha risposto di voler ottenere comunque giustizia. Secondo la madre Ursula, Ferlazzo soffre di un disturbo bipolare e lei era stata nominata sua tutrice dal tribunale di Salerno.

Neppure il tempo di metabolizzare l’orrendo delitto che ha visto la morte di Alika Ogorchukwu, che Corso Umberto I si è reso teatro di un'altra violenta lite. Anche in questo caso la violenza è stata documentata da alcuni video che mostrano le immagini cruente della colluttazione. Una scena che ricorda terribilmente la dinamica tra Alika e Ferlazzo. Anche in questo caso nessuno sarebbe intervenuto per fermare le violenze. Fortunatamente in questa circostanza non ci sono state vittime ma le chiazze di sangue dimostrano la violenza del parapiglia.

Ma perché si verificano questi comportanti? A spiegarlo è la psicoanalista Adelia Lucattini, curatrice con Monica Horvitz del volume “Psicoanalisti in lockdown. Efemeridi di menti a distanza” (Solfanelli). "Il tragico episodio di Civitanova Marche", spiega Adelia Lucattini, "mette ancora una volta in evidenza il disagio psicologico di questo periodo e l’aumento dei casi di omicidi a causa del caldo e della pandemia. I presenti talvolta non intervengono poiché sono colti di sorpresa, perché hanno paura loro stessi di essere aggrediti o uccisi e, quindi, sono bloccati dalla violenza di ciò che sta accadendo. È importantissimo che le Forze dell’Ordine siano tempestivamente chiamate in modo che possano intervenire in modo professionale per impedire questi episodi e far sì che non ci siano delle evoluzioni drammatiche fino alla morte dell’aggredito".