Omicidio D'Alfonso, Curcio ai pm: "Io capo delle Br? Immagine mediatica"

"Mia moglie svolgeva il ruolo di capo colonna"

di Redazione
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Renato Curcio
Cronache

Omicidio D'Alfonso: Curcio a pm, non avevo ruolo capo Br 

"Il ruolo di capo che mi viene attribuito e' un'immagine mediatica che non corrisponde alla realta' dei fatti". E' quanto ha messo a verbale l'ex esponente delle Brigate Rosse, Renato Curcio, interrogato il 20 febbraio del 2023 nell'ambito dell'inchiesta torinese in cui e' indagato per l'omicidio dell'appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso avvenuto il 5 giugno 1975 vicino alla Cascina Spiotta in provincia di Alessandria. Nel conflitto a fuoco, seguito alla liberazione dell'imprenditore Vallarino Gancia, mori' anche Mara Cagol, compagna di Curcio e con lui tra i fondatori delle Br. Gli inquirenti lo ascoltano in particolare sul memoriale sequestrato dai carabinieri nel covo di via Maderno, a Milano il 18 gennaio 1976, giorno dell'arresto dello stesso Curcio e di Nadia Mantovani. 

Curcio racconta "contrariamente a quanto affermato al giornalista Mario Scialoja nel libro-intervista 'A viso aperto' di non avere piu' ricoperto incarichi nel direttivo brigatista dopo l'evasione dal carcere di Monferrato sottolineando che il ruolo di capo era un'invenzione mediatica".

"Dopo l'evasione sono quindi rimasto fuori dalla vita organizzativa - queste le parole di Curcio nel verbale contenuto negli atti dell'indagine visionati dall'AGI - della colonna di Torino, ove ero stato arrestato e dove mia moglie svolgeva il ruolo di capo colonna". In questo interrogatorio Curcio viene sollecitato anche sull'organizzazione del sequestro Gancia all'origine del blitz dei carabinieri alla Spiotta per liberarlo. "Come sapete all'epoca le colonne avevano un'autonomia operativa molto ampia, decidevano cosa fare e chi proponeva un'azione che veniva accettata poi la metteva in atto. Tale teoria deriva dall'idea di clandestinita' urbana della lotta rivoluzionaria tipica del Sudamerica".