Omicidio Scagni, una beffa per la famiglia. Archiviazione per medico e polizia
I magistrati: "Tante chiamate ma nessuna denuncia". Lo sfogo della madre della ragazza uccisa a coltellate dal fratello: "Quindi i colpevoli siamo noi?"
Omicidio Scagni, la mancata denuncia fa cadere tutte le accuse. Lo sfogo della madre sui social
L'omicidio Scagni fa registrare un nuovo colpo di scena. Chiusa l'inchiesta della Procura sulle possibili responsabilità del medico e della polizia. I magistrati non hanno dubbi: nessuna colpa. Casi archiviati. Una brutta notizia per i genitori di Alice, la 34enne uccisa da suo fratello Alberto l'1 maggio del 2022. La Procura di Genova ha chiesto l'archiviazione del procedimento per presunte omissioni nei confronti della polizia e di un medico. Motivo: nonostante le tante chiamate al 112, non vi fu una denuncia. Da qui l'impossibilità di valutare la pericolosità della situazione. La madre della ragazza protesta: "Così danno la colpa a noi".
La Procura motiva così la sua decisione. "La mancanza di una denuncia ha impedito la conoscenza di tutte quelle circostanze e dei fatti che avrebbero potuto costituire elementi utili a inquadrare la situazione e a valutarne in anticipo la pericolosità". "Noi messi sotto accusa" La mamma di Alice Scagni, però, non ci sta e ha affidato la sua delusione a un lungo post sui social network.
Leggi anche: Scagni, "ridimensionata la posizione della parte civile". Beffa per i genitori
Leggi anche: Delitto Scagni, 63 telefonate senza risposta all'Asl della madre del killer
"Nei giorni precedenti l'uccisione di Alice abbiamo tentato di contattare per oltre 60 volte il centro di salute mentale cui c'eravamo rivolti per l'impressionante progressione della malattia mentale di nostro figlio", ha scritto, "abbiamo più volte chiamato il 113 perché spaventati dal degenerare inesorabile della situazione. Ci è stato risposto di chiuderci in casa fino al lunedì successivo. Era Domenica. La nostra famiglia non è arrivata a Lunedì. Siamo noi i colpevoli?".
Il medico in aula, nel processo per l'omicidio, "ha spiegato che dopo il colloquio con i familiari, avvenuto il 22 aprile, e le informazioni pervenute telefonicamente il 28 aprile non aveva, sulla base di quanto le era stato riferito, elementi per poter effettuare una diagnosi in quanto erano riportati dai familiari soprattutto comportamenti antisociali, e non aveva invece ravvisato sintomi psichiatrici tali che consentissero e suggerissero un intervento d'urgenza".