Omicidio Sharon, lo sfogo del compagno: "Cercano l'arma del delitto dopo un mese. Troppo tardi"
Ma gli inquirenti si espongono: "Moderato ottimismo, abbiamo buone ragioni per ritenere che la svolta sia vicina"
Omicidio Sharon, il supertestimone: "L'uomo sparito quella sera indossava una maglia gialla. Saprei riconoscerlo"
Del killer di Sharon Verzeni non c'è traccia e non si trova nemmeno l'arma del delitto. Ormai è passato esattamente un mese dall'omicidio della 33enne di Terno d'Isola nella Bergamasca e le indagini non si stanno concentrando su un'unica pista, ma restano vaste e tutte le ipotesi sono ancora sul tavolo. La conferma arriva dalla procuratrice di Bergamo Maria Cristina Rota, l'aggiunto in attesa del nuovo procuratore Maurizio Romanelli. "Abbiamo delle ragioni - spiega Rota a Il Corriere della Sera - per essere moderatamente ottimisti di arrivare in tempi non lunghi alla soluzione del caso. Ma in questo momento, vi prego, lasciateci lavorare". Quanto alla posizione del compagno di Sharon, Sergio Ruocco, ripetutamente convocato dai carabinieri e al centro dell'attenzione dei media, è netta.
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"Il compagno — afferma — è stato sentito come persona informata sui fatti e tale è oggi. Le numerose convocazioni sono state dettate dalla necessità di partecipare ad attività che richiedevano un accesso alla sua abitazione. Allo stato non ci sono elementi che possano far cambiare la sua posizione". Rota lancia anche un messaggio ai residenti di Terno: "La popolazione non deve allarmarsi, al punto di modificare il proprio stile di vita. Il territorio è sufficientemente controllato dalle forze di polizia". Ma proprio Ruocco contesta le tempistiche delle indagini in merito alla ricerca dell'arma del delitto. La caccia al coltello in paese è stata fatta solo nella giornata di ieri in maniera approfondita.
"Mi sembra un po' tardi, - dice Ruocco - andava fatto prima. Si vede che prima avevano cose più urgenti da controllare, non è il mio lavoro e non posso giudicare". Le indagini vanno dunque avanti su più fronti: dal delitto maturato nella sfera relazionale della vittima, all’azione di uno sbandato che orbita nel sottobosco dei pusher di Piazza 7 aprile. E tra questi si cerca anche il 35enne del quale ha parlato un commerciante della zona. "Quella sera indossava una maglia gialla o arancione. Se ci sono immagini - afferma il supertestimone - potrei riconoscerlo".