Palazzo a fuoco a Milano, "La facciata era fatta con materiale combustibile"

L'architetto Angelo Lucchini, docente di Architettura: "Non usare certi materiali è solo consigliato, ma non esiste un obbligo"

Cronache
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Palazzo a fuoco a Milano, "La facciata fatta con materiale combustibile"

Un palazzo di 18 piani, ieri, ha preso fuoco a Milano. Il bilancio è stato a lungo provvisorio, perché solo a tarda notte i vigili del fuoco sono riusciti ad entrare in tutti gli appartamenti (3.700 metri quadrati totali) dopo aver sfondato e abbattuto le porte blindate. Ma come conferma il comandante Felice Iracà "non risultano dispersi". Tutti salvi i trenta inquilini presenti (su settanta). Ma c’è il rischio di crolli: le temperature potrebbero aver minato la tenuta della gabbia esterna di metallo. Il professor Angelo Lucchini, docente di Architettura tecnica al Politecnico di Milano, è esperto di edifici alti e complessi e di questioni legate alla sicurezza e al fuoco. "Se qualcosa non ha funzionato - spiega al Corriere della Sera - riguarda esclusivamente l’involucro e in particolare il suo rivestimento. Significa cioè che il sistema di sicurezza interno ha funzionato".

"Il palazzo - prosegue Lucchini al Corriere - si è acceso come un fiammifero perché il rivestimento è stato realizzato con materiale combustibile, in grado di reagire rapidamente all’innesco che, per quanto è dato sapere, pare sia avvenuto a un piano alto. Per le facciate è inappropriato e non si concilia con i requisiti di sicurezza rispetto al fuoco previsti dal Ministero dell’Interno per gli edifici civili. Ma le linee guida preparate dai Vigili del fuoco per il Ministero, fatte peraltro molto bene, hanno valore di raccomandazione. È però auspicabile che, anche alla luce di questo caso milanese, si acceleri il passaggio a un livello obbligatorio".