Papa Francesco fa fuori i Cardinali. La strategia per contenere il loro potere

Il cardinal Zuppi, capo della Cei, è l’unico che resiste

Di Giuseppe Vatinno
Cronache

Papa Francesco lascia Roma e Firenze senza cardinali, insieme a Milano, Venezia, Genova, Torino, Palermo e Napoli. La strategie per contenere il loro potere

Una delle rivoluzioni silenziose di Papa Francesco è quella di togliere cardinali alla guida delle Diocesi di grandi città italiane e di lasciarci invece solo vescovi o arcivescovi, molto più facili da controllare. Da ultimo si è aggiunta Firenze alla già lunga sequenza che vede e –se vogliamo- anche Roma, visto che il cardinale dell’Urbe è proprio Papa Francesco ma da poco il suo Vicario Angelo De Donatis è stato nominato Penitenziere Maggiore e quindi, appunto, manca il Vicario.

Firenze è stata per secoli una importante sede cardinalizia ma recentemente il suo capo diocesi, il cardinal Giuseppe Betori, è andato in pensione ed è stato sostituito da don Gherardo Gambelli che vanta un lungo passato da missionario in Africa. Si tratta però, come detto, di un vescovo non di un cardinale.

Il cardinal Zuppi, capo della Cei, è l’unico che resiste

L’unica eccezione di città “cardinalizie” che è rimasta tale è stata finora quella di Bologna che ha a capo della Diocesi il cardinal Matteo Zuppi che però è anche il capo della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Ma Zuppi è una eccezione particolare per il suo ruolo in Cei ed è di fatto, tra gli alti prelati, quello più vicino al Papa ed anzi qualcuno ha già fatto il suo nome per la sua successione. Non era mai successo nella storia millenaria della Chiesa cattolica che le città più importanti d’Italia, compresa nel senso detto anche Roma, non avessero un cardinale dedicato alla propria amministrazione.

Questo è in linea con la politica di Francesco che non vuole a capo delle Diocesi “cardinaloni” ma preferisce “preti di strada” che non abbiano magari studiato molto ma che siano a contatto giornaliero con la gente.Basti pensare alla recente vicenda di dissapori ed incomprensioni con il dotto Padre Georg per capirlo.Poi bisogna ricordare che Papa Bergoglio è un Papa “peronista”, cioè populista e movimentista, a cui piace la retorica del prete alla don Camillo, per intenderci, contro il Potere di Roma che, però, lui stesso incarna.

Per Roma, come dicevamo, la situazione è simile perché Francesco ha praticamente azzerato San Giovanni in Laterano. Tutto nasce dalla Ecclesiarum Communione, che è tecnicamente una “costituzione apostolica” che ha sconvolto la Diocesi di Roma, la più importante dal punto di vista politico della Chiesa mentre Milano è la più vasta. Viene specificato che il “Cardinale vicario e il Vicegerente sono vicari del Santo Padre” e che tali figure non debbano essere necessariamente cardinali.Quindi il cardinal Vicario De Donatis era, in un ero senso, già “sotto tutela”. Ne avevo parlato a suo tempo qui

Ma evidentemente il “piano” del Papa non riguardava solo Roma ma l’intera Italia, in un’ottica di ridimensionamento del potere cardinalizio a favore di quello vescovile che fa capo a Zuppi, fidatissimo di Francesco.

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