Papa Francesco, l'America di Trump non gradisce più Gesuiti comunisti
La diplomazia parallela al lavoro per costruire una cordata che riorienti la Chiesa verso i conservatori
Papa Francesco: l'America di Trump non gradisce più Gesuiti comunisti
“Un altro Papa come Bergoglio all'America di Donald Trump non potrà mai andare bene. Ci vorrebbe un colpo di mano per ridurre il potere dei Gesuiti”. Tra preti veri e preti laici, più che il ricorso allo Spirito Santo che “illuminerà il Conclave” si parla solo di questo, soprattutto se dal Policlinico Agostino Gemelli arrivano parole confortanti sulla salute del Santo Padre. Chi sono i sedicenti "preti laici"? Ferventi credenti, che da sempre rendono il loro servizio alla Santa Romana Chiesa.
Perché il miglioramento di Bergoglio è stato accolto con favore, anche dai "corvi"
Ma da fuori ospedale e nella linea di confine tra l'Italia e il Vaticano, il possibile e auspicato miglioramento di Bergoglio, paradossalmente, viene salutato positivamente. E questo perché un'eventuale fine anticipata del Pontificato avrebbe lasciato poco spazio ad una trattativa per cercare di riorientare l'asse della Chiesa Romana, dagli “ultimi” di Francesco ad una visione più conservatrice e “gradita” al nuovo presidente americano.
La lettera di Francesco a Donald Trump
Ma tra i due, nonostante la lettera diplomatica del gennaio scorso di Francesco al presidente, nella quale il Pontefice auspicava che Trump, “Ispirato dagli ideali della Nazione, terra di opportunità e di accoglienza per tutti, spero”.... e che “sotto la Sua guida il popolo americano prosperi e si impegni sempre nella costruzione di una società più giusta, in cui non ci sia spazio per l'odio, la discriminazione o l’esclusione”, i contenuti erano quelli di un monito contro la discriminazione e, ovviamente” contro le annunciate politiche sull'immigrazione. Tant'è che in tv il Papa aveva già annunciato a proposito degli impegni presidenziali con gli elettori: “Se è vero, sarà una disgrazia perché fa pagare ai poveri disgraziati che non hanno nulla, il conto dello squilibrio e questo non va”.
Il potere limitato dei cardinali elettori
Dunque un muro, contro il quale la diplomazia non può fare nulla e così hanno provato dall'esterno a muovere i 17 cardinali degli Stati Uniti, insieme ai 5 del Canada. Ben 23 altissimi prelati che però come voti in Conclave arrivano a 14. Tanto per avere un paragone, l'Italia di Bergoglio arriva da sola a 17 voti dei 54 cardinali europei. Una missione difficile, perché non è solo orientata a condizionare il conclave ma a depotenziare il gruppo dei Gesuiti portati da Bergoglio che hanno radicalmente cambiato la Chiesa, accusata di “comunismo radicale”.
La conta dei cardinali elettori del Nord America
In Canada dei 4 cardinali elettori, 3 li ha nominati Bergoglio e l'unico salito per volontà di Giovanni Paolo II non è un elettore per limiti di età. Negli Stati Uniti invece, Bergoglio si è assicurato il controllo della Chiesa nominando 6 dei 10 elettori, con i 4 rimasti voluti da Ratzinger. Insomma, i conti non tornano e le trattative sono complesse, ragion per cui una fine di Papato anticipata avrebbe messo fine alla strategia e ad ogni tatticismo.
Al lavoro la diplomazia dei “preti laici”
I “preti laici”, come si amano definire i lobbisti che orbitano intorno alla Segreteria di Stato, commentano le voci che si sono rincorse sulla gravità della malattia del Papa, come “Vatican gossip” e concludono: “Solo lo Spirito Santo sa come stanno davvero le cose, più dei medici che hanno rotto il silenzio su istruzione del Vaticano: l'obiettivo è di piegare le ali dei corvi, citati da monsignor Vincenzo Paglia. E guadagnare tempo".