Papà, nonno, vedovo e volontario: a 66 anni Maurizio si fa prete

Maurizio da mezzo secolo lavora con Sant’Egidio al fianco dei poveri: “Ora ho sentito la chiamata di Dio"

Cronache
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Chiesa: volontario Sant'Egidio e nonno, a 66 anni diventa prete

Sessantasei anni, vedovo, nonno di due bambine, volontario da 45 anni per la Sant'Egidio che ha contribuito ad avviare a Genova nel 1975, e - da oggi - sacerdote. E' l'esperienza di Maurizio Scala, conosciuto come 'Momo' dai senza dimora che in questi anni ha aiutato attraverso la Sant'Egidio. Oggi Scala e' stato ordinato sacerdote nella basilica dell'Annunziata di Genova, nel corso di una celebrazione presieduta dall'arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, concelebrata dall'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della pontificia accademia per la vita. A seguire la messa, quasi 500 persone. Tra loro, oltre al fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi e il presidente Marco Impagliazzo, molti di quei clochard che 'don Maurizio' ha aiutato e, talvolta, accolto in casa sua.

Maurizio da mezzo secolo lavora con Sant’Egidio al fianco dei poveri: “Ora ho sentito la chiamata di Dio"

Dopo aver contribuito a creare il gruppo della Comunita' di Sant'Egidio a Genova, Maurizio Scala ha saputo tenere insieme l'impegno accanto ai poveri, la formazione dei giovani, il supporto alla formazione e alla crescita dei gruppi di Sant'Egidio in altre citta' del Nord Italia, la formazione spirituale. Anche la lunga malattia della moglie, che Momo ha curato in casa fino all'ultimo insieme alla figlia Valeria, non gli ha impedito di rimanere un riferimento per i giovani e gli adulti della Comunita' in Liguria. Negli ultimi anni, dopo essere rimasto vedovo, ha intrapreso il nuovo percorso di formazione fino all'ordinazione sacerdotale di oggi. In chiesa erano presenti quattro generazioni: le due nipoti, la figlia e il padre, Sergio, di 92 anni. "La scelta di Momo - ha affermato il cardinale Zuppi - e' arrivata in modo sorprendente, in una stagione della vita in cui generalmente contano di piu' i bilanci che i progetti, quando le ferite della vita sconsigliano grandi cambiamenti.". E, descrivendo il nuovo sacerdote "sensibile, radicale e amabile, gioioso, divertente, fedele" lo ha invitato a continuare, da prete a guardare "con compassione la sofferenza delle folle alla quale non possiamo mai abituarci". Il nuovo sacerdote ricorda come la sua vocazione sia nata dalla lunga esperienza di incontro con i poveri insieme a Sant'Egidio: "Vorrei tenere insieme il sacramento dell'altare con quello dei poveri - spiega - perche' essere sacerdote vuol dire per me fare sentire la vicinanza di Dio a tutti, soprattutto a chi sente il peso delle ferite della vita".