Parma, docente presa a sassate. Relazione choc: "Ora temo ritorsioni"

Da inizio anno scolastico 30 aggressioni contro docenti o presidi

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Prof scrive alla lavagna
Cronache

Parma, professoressa presa a sassate dagli studenti

Una professoressa di un istituto comprensivo di Parma è stata insultata e presa a sassate da alcuni studenti all'uscita di scuola. E' successo venerdì mattina. Come scrive il Corriere della Sera, la docente "teme per la sua incolumità personale, ha paura di andare a scuola a insegnare". La professoressa è stata vittima nei giorni scorsi di minacce in aula e poi aggredita da un gruppo di studenti fuori dalla scuola, che hanno tentato di lanciarle addosso almeno un sasso.

"«L’ho evitato, è passato a pochi centimetri dalla mia testa». Dopo aver sporto denuncia, l’insegnante ha dichiarato di «non poter escludere azioni di ritorsione» e si è rivolta al sindacato degli insegnanti, Gilda di Parma e Piacenza, per intraprendere azioni legali a sua tutela", spiega il Corriere. "I ragazzi responsabili dell’aggressione non sarebbero nuovi a questi comportamenti: la stessa insegnante aveva segnalato atteggiamenti aggressivi e offensivi già alla fine dello scorso anno scolastico".

Professori e presidi aggrediti, sono già una trentina i casi nelle scuole italiane dall'inizio dell'anno. Ultimo episodio in ordine di tempo a Parma. E prima ancora a Varese, dove una professoressa è stata accoltellata da uno studente di 17 anni. Altri casi di aggressioni a scuola di recente a Taranto, nel Foggiano, a Cosenza, Abbiategrasso, Modena.

Cristina Costarelli, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio sottolinea all'Adnkronos che "non esiste una strada univoca che porti ad una soluzione. Di fronte ad aggressioni di questo genere occorre un intervento sanzionatorio e anche punitivo in base alla gravità di quello che succede, perché non è accettabile l'aggressione da nessun punto di vista: se dentro la scuola serve una sanzione disciplinare e poi se si trasforma in un'aggressione con tanto di denuncia bisogna agire di conseguenza, è fuori discussione".

"Ci può essere maggiore attenzione attorno alle scuole: parliamo spesso di videosorveglianza, si parla anche di intervento delle forze dell'ordine in situazioni più a rischio, ma certamente non è una soluzione che si può immaginare diffusa, anche perché la scuola è un luogo di accoglienza e quindi non è pensabile una militarizzazione delle scuole - evidenzia Costarelli - E' quindi necessario intervenire con un fattore di tipo educativo, correttivo e soprattutto di rispetto istituzionale, che deve essere assolutamente recuperato con la collaborazione delle famiglie. Dietro agli studenti che compiono queste azioni ci sono anche le famiglie: il problema si sposta spesso, o quasi sempre sulla scuola, ma ci sono famiglie che non verificano dove si trovano e cosa stanno facendo i propri figli in orari non scolastici. C'è una serie complessa di fattori da prendere in considerazione. Certo è che di fronte a queste azioni così forti l'intervento punitivo e sanzionatorio non può essere eluso".