Prete arrestato a Genova per violenza su minore, il gip: "È positivo all'Hiv"

Padre Melis è accusato di presunti abusi sessuali commessi a danno di un ragazzino di 12 anni. Ha contratto il virus dell'Aids 10 anni fa in Africa

di redazione cronache
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Padre Melis, accusato di violenza su minore, ha il virus dell'Hiv da 10 anni. Lui stesso ha ammesso di averlo preso in Africa ma di essere in cura da anni

Padre Melis, il sacerdote accusato di violenza sessuale su minore, prostituzione minorile e violenza aggaravata arrestato a Genova il 3 agosto scorso, "è portatore di Hiv e ha intrattenuto rapporti senza precauzioni" esponendo la vittima "al pericolo". Lo ha detto la gip, Milena Catalano, sulle base della analisi condotte sul prete detenuto agli arresti domiciliari in una comunità di Chiavari. Il parroco delle chiesa di Sant'Antonio da Padova di Finale Ligure, infatti, avrebbe abusato sessualmente di un ragazzino di 12 anni per oltre tre anni. Lo aveva attirato a sè facendogli regali, come vestiti griffati o sigarette elettroniche. Proprio a partire da questi, i genitori della vittima si sono insospettiti e hanno denunicato. Le indagini, durate mesi, hanno condotto a Padre Melis. Nella sua abitazione, perquisita a fondo, i carabinieri di Genova hanno trovato divesti capi di abbigliamento di marca e altrettante sigarette, nonché dei farmaci per la stimolazione sessuale. Tutto è stato sequestrato. Nell'incontro di oggi con la gip, il prete, assistito dai legali Riccardo Caruso e Graziella Delfino si è avvlso della facoltà di non rispondere.

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L'Hiv, la confessione di Padre Melisi e le analisi

Per quanto riguarda il virus dell'Hiv, invece, sarebbe stato lo stesso padre Melis a rivelare di averlo contratto 10 anni fa in Africa.  Agli inquirenti ha anche detto di essere in cura da molto tempo e che quindi il contagio si sarebbe ridotto drasticamente. I legali del prete, Caruso e Delfino, spiegano infatti come il virus di Melis sia "non rilevabile e che quindi totalmente sotto controllo. Se non è rilevabile non è nemmeno trasmissibile". Hanno aggiunto: "Chi si trova in questa condizione non è tenuto a comunicarla perché non rappresenta un pericolo per gli altri". Citano poi la privacy e il fatto che determinate informazioni private come quelle di un malattia non dovrebbero essere divulgate: "Su questi dati dovrebbe stendersi in maniera totale il velo della privacy per evitare che un dato di paura istintiva, che spesso è dovuta all'insufficienza delle informazioni scientifiche, non provochi uno stigma sulle persone.

Sempre gli avvocati hanno dichiarato: "Il pensiero va ancora una volta alla persona offesa che si trova sulle spalle anche la diffusione di un'informazione di questo tipo che aggiunge il rischio di un peso ulteriore al dolore che la vicenda reca con sé". Il ragazzino violentato non è stato infettato. Nel caso in cui dovessere emergere casi di contagio in seguito a dei rapporti sessuali con padre Melis, la Procura potrebbe accusare il sacerdote di lesioni dolose gravissime. Al momento, il prete si trova ai domiciliari per violenza sessuale su minore (il ragazzo di 12 anni), ma è accusato anche di tentata violenza su altri due suoi ex studenti. È stato sospeso anche dalla Curia.