Principato di Monaco trema, "speculazione immobiliare alle spalle di Alberto"

L’inchiesta del quotidiano Le Monde sul Principato di Monaco: un sistema immobiliare "gonfiato" e 2 miliardi di euro in gioco. Gli interessati: "Solo fandonie"

di Antonio Amorosi
Cronache
Condividi su:

Nel Principato di Monaco verrebbero continuamente costruiti edifici ma per essere demoliti e ricostruiti in un secondo momento, “più alti, più appariscenti, più redditizi”

Le Monde ha accesso i riflettori sul Principato di Monaco. Dei misteriosi documenti vengono divulgati da mesi e mostrerebbero un sistema nella città Stato che non ha imposte generali sul reddito delle società, non ha tasse sui dividendi pagati dalle società locali e non riscuote tasse nette sul patrimonio. Le principali attività di attrazione a Monaco sono soprattutto turistiche e immobiliari.

“I documenti sembrano autentici”, spiega il quotidiano francese, “hackerati dalle caselle postali degli interessati” e mostrerebbe un sistema che ruota intorno alle ingenuità del principe Alberto II. Li ha pubblicati un misterioso sito web ma anche siti nidificati in rete, con video e simili, raccontano i giornalisti Di Gérard Davet e Fabrice Lhomme. Secondo i soggetti coinvolti però si tratterebbe solo di “spazzatura” e poco più, un modo per creare l’ennesimo scandalo che destabilizzi il Principato, in un gioco di potere ancora poco chiaro. 

Nell’articolo di Le Monde si parla di quatto figure accusate "di formare una sorta di ‘G4’ al tempo stesso discreto e tentacolare, con Alberto II sullo sfondo, sovrano ingenuo e antiquato”. I quattro sono per il quotidiano francese coloro che permettono al Principato di funzionare e che di fatto detengono le redini tecniche della città Stato: “Didier Linotte, il presidente francese della Corte suprema monegasca (la Corte costituzionale locale); Claude Palmero, dottore commercialista, ma soprattutto confidente e amministratore dei beni del principe Alberto II; Laurent Anselmi, Capo di Gabinetto del Sovrano; Thierry Lacoste, anche lui francese, avvocato e amico d'infanzia di Albert”. Calibri di grande rilievo e professionisti di prestigio, al di sopra di ogni sospetto, che avrebbero immediatamente attivato i propri legali per difendersi dalle accuse e scatenando querele.

Il meccanismo finito sotto i riflettori è il sistema immobiliare monegasco. “Monaco ha 4,8 chilometri di costa, appena 200 ettari di terreno scosceso, 38.000 abitanti, di cui 8.000 monegaschi, e 749 russi, il prezzo record mondiale al metro quadrato (fino a 100.000 euro!)”, spiega Le Monde, “e quindi il terreno di caccia preferito di costruttori”. Risiedono a Monaco anche 6000 italiani.

Sono tre i gruppi immobiliari che incidono davvero sul mercato del Principato. Il più grande è il Gruppo Pastor, un gruppo storico, composto da monegaschi multimiliardari e due gruppi di origine italiana: Marzocco e Caroli.

La tesi sostenuta è che a Monaco, sullo sfondo di un principe che cerca di modernizzare il suo Stato mediando con il proprio carattere, riluttante al conflitto, si è creato un coacervo di interessi che agisce in modo impensabile. Ci sarebbero 2 miliardi di euro in gioco. Congestionata di costruzioni, nella città verrebbero continuamente costruiti edifici ma per essere poi demoliti e ricostruiti in un secondo momento, “più alti, più appariscenti, più redditizi”. Questo creerebbe una sorta di mercato permanente su cui il G4 avrebbe un interesse economico, prendendo emolumenti. Tutto da verificare ovviamente e da prendere con le pinze ma l’inchiesta, a cui il quotidiano francese, ha dato particolare risalto ha fatto ricordare le antiche tensioni tra il Principato e la Francia. 

Le Monde dichiara di aver preso in esame queste centinaia di email, datate dal 2010 al 2021. Si tratta infatti di un'antologia di interventi, di ripartizione di ruoli tra addetti ai lavori, in cui si mostrano intrecci, permessi che faciliterebbero il sistema descritto tra nomine incrociate e interessi di parte. Si parla anche di conti in svizzera e giochi di potere paralleli, ma nessun estratto conto è stato pubblicato sui vari siti. Per gli interessati sono ovviamente tutte fandonie anche se la vicenda sta scuotendo non pochi dubbi.

All’articolo alcuni lettori hanno reagito citando un libro di diversi anni fa, Juce à Monaco (Giudice a Monaco, edito solo in lingua francese), dell’attuale direttore dell’Agence française anticorruption Charles Duchaine sulla giustizia monegasca e il riciclaggio di denaro. Considerato uno dei massimi specialisti francesi della criminalità organizzata, Duchaine avrebbe anche lui descritto un sistema tra giochi finanziari e immobilairi. Il libro è un thriller dove la realtà va oltre le finzioni che si possono inscenare in un romanzo: chi perde in realtà vince, tra complicità bancarie e immobiliari, la giustizia ha più livelli di gestione e di sicuro non tocca mai l’alta finanza. Un mondo a parte in un paradiso fiscale che formalmente non è considerato neanche tale. E che forse, per i suoi doppi e tripli livelli, non è così distante dal mondo in cui vive chi non abita a Monaco.