Processo Johnny Depp-Amber Heard: "Sì, anche le donne possono essere violente"

L'esperta Barbara Benedettelli, giornalista e saggista, spiega: "Il fenomeno esiste, ma culturalmente siamo ancora lontani dal percepirlo"

di Francesca Cutrone
Amber Heard
Cronache
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Intervista a Barbara Benedettelli: "Esiste anche una violenza femminile: psicologica, fisica, sessuale, economica"

 

“Non sono un violento: io sono una vittima di violenza domestica”, afferma con forza Johnny Depp durante il processo che lo vede opposto durante all'ex moglie Amber Heard. “Nessuno ti crederà, perché sei un uomo”, si sente dalla voce dell'attrice, in una delle tante prove audio portate all'attenzione del tribunale.

Il fenomeno della violenza all'interno della famiglia è tristemente noto e molto diffuso, ma spesso ne parliamo guardando alla donna come la vittima designata, anche perché le impressionanti statistiche su abusi e femminicidi ci forniscono motivazioni più che valide. Tuttavia, esiste anche la violenza agita dalle donne ed è anche per questo che il processo Johnny Depp-Amber Heard sta catalizzando l'attenzione dei media americani. Oltre al triste spettacolo di due divi che si rinfacciano vicendevolmente il peggio che possa accadere in una coppia, ci sono molti uomini che tifano per l'ex Pirata dei Caraibi, sostenendo di aver a loro volta subito violenza e di non essere stati creduti, proprio perché uomini. Ovviamente la vicenda processuale farà il suo corso e solo in quella sede si potrà stabilire chi sta dicendo la verità, ma il tema è decisamente interessante. Affaritaliani.it lo approfondisce con Barbara Benedettelli, giornalista e saggista che da tempo si occupa della violenza esercitata dalle donne e che ci aiuta a comprendere il fenomeno.

Come viene agita la violenza femminile?

“La violenza femminile, come quella maschile, può essere psicologica, fisica, sessuale, economica. Per quanto riguarda le modalità ci sono analogie e differenze tra le due che non posso semplificate in poche parole. Posso però segnalare l’Indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschile dell’Università di Siena, i cui risultati ho potuto constatare attraverso una lunga ricerca sulla cronaca nera fatta in occasione del mio libro 50 Sfumature di violenza, femminicidio e maschicidio in Italia (Cairo Editore). C’è poi l’indagine della GESEF (genitori separati dai figli) fatta su un campione di 26.800 padri separati che hanno subito diverse forme di violenza”.

Come viene recepita dai media e dalla società?

“Purtroppo in Italia, nonostante negli ultimi tempi ci sia una maggiore attenzione al fenomeno, siamo ancora lontani dal percepire un uomo come vittima di una donna. La violenza femminile verso il partner è ancora un tabù a causa degli stereotipi di genere, rinforzati da un racconto politico e mediatico che segue lo schema donna/vittima (dunque fragile, debole, sottomessa, incapace) e uomo/carnefice (dunque forte, virile, violento). Un racconto che giunge dalla parte ideologica del terzo settore e arriva sotto forma di comunicato stampa o campagna di sensibilizzazione. Società, media e istituzioni ritengono credibili oltre ogni ragionevole dubbio i suddetti contenuti perché arrivano da fonti ritenute autorevoli, e il gioco è fatto. Si dice che si vuole abbattere il patriarcato - per il mainstream ancora vivo e vegeto - ma lo si fa rinforzando l’assunto che ne è all’origine: uomo forte, donna debole. Affrontare il fenomeno in modo semplicistico, spiegarlo con assunti stereotipati e distanti dalla realtà, non tenere conto delle dinamiche complessive di quella che, in quanto relazione, è mobile, non fermerà questo tipo di violenza. Dal politico e dall’ideologico bisogna scendere nel mondo della vita vera,  attraverso una visione acuta anche della realtà minima. Credo che si debba cominciare a osservare e trattare questo fenomeno nella sua dimensione macro e smettere di semplificare, ghettizzare le forme di violenza, dividere le vittime in serie A e serie B. Ci sono decine e decine di indagini internazionali sulla violenza contro gli uomini da parte delle loro partner, sarebbe utile e importante che i colleghi giornalisti e i politici si prendessero il tempo di leggerle”.

 

Nel caso Johnny Depp-Amber Heard: entrambi i coniugi dichiarano di essere vittime di violenza domestica. Nel caso di un uomo, si può definirlo vittima di violenza se emerge che è stata fatta una strumentalizzazione ai suoi danni?

Nel caso Johnny Depp-Amber Heard: entrambi i coniugi dichiarano di essere vittime di violenza domestica. Nel caso di un uomo, si può definirlo vittima di violenza se emerge che è stata fatta una strumentalizzazione ai suoi danni?

“Se c’è stata strumentalizzazione, si. Ma mi soffermerei sul fatto che entrambi dichiarano di essere vittime di violenza. La controversa 'violenza reciproca' è una possibilità suffragata da diverse analisi e meta-analisi internazionali. Ma anche, se ci facciamo caso, da relazioni a noi vicine (coppie di amici, colleghi, parenti

ecc.). Stiamo alle analisi scientifiche e accademiche: su ampi campioni di popolazione di diverse nazioni emerge che la reciprocità è presente nel 57,9% dei casi. Una delle fonti più autorevoli in materia di violenza domestica è il Partner Abuse State of Knowledge (PASK) che, con i suoi 110 ricercatori provenienti da 20 università di Stati Uniti, Canada e Regno Unito, ha raccolto e analizzato migliaia di studi, costruendo il più grande database del mondo. Ciò che emerge nell’insieme è che le donne agiscono la violenza contro gli uomini addirittura a un tasso maggiore e che i moventi sono simili: in primo luogo l’abbandono del partner, a seguire lo stress, la gelosia, il tradimento, l’incapacità di esternare i propri sentimenti di rabbia e frustrazione, la volontà di attirare l’attenzione e di controllare l’altro. Forse sarebbe utile, per fugare ogni dubbio riguardo a quello che accade davvero nel nostro Paese, che le istituzioni facessero indagini trasverali, ovvero che coinvolgono entrambi i partner e non solo le donne. L’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, di cui sono vicepresidente, è stato ascoltato in Commissione Giustizia della Camera durante le audizioni per il Codice Rosso. Abbiamo chiesto indagini bilaterali sulla violenza domestica, ma ad oggi, posto che mentre parlavo c’erano parlamentari che facevano pressione per farmi concludere in fretta, non ci sono notizie in merito”. 

Nel corso del processo, è stato affermato che “Amber Heard ha commesso violenza intima nei confronti di Johnny Depp”. Cosa si intende con “violenza intima” in questo caso?

“A prescindere dal caso specifico, violenza intima o IPV (intimate partner violence) è un termine tecnico di origine anglosassone che descrivere esclusivamente la violenza tra due partner all’interno di una coppia romantica, sposata o no, mentre DV (domestic violence) o violenza domestica, è il termine tecnico inclusivo che descrive tutte le forme di violenza che avvengono all’interno di una famiglia a prescindere dai ruoli e dal sesso:  si può verificare tra un genitore e un figlio, tra marito e moglie, tra fratelli ecc.. La Convenzione di Istanbul distingue le due forme e tra le vittime di violenza domestica include anche gli uomini. Ma nel nostro paese nulla di quanto previsto dalla Convenzione è stato messo in atto per loro. Nessuna tutela, in quanto maschi. Nel 2013 è nata a Milano l’associazione Ankyra, che sostiene anche loro. E ne stanno nascendo altre. Ma per un riconoscimento istituzionale e sociale di questi enti, occorre abbattere il tabù di cui parlavo prima e cominciare a contrastare la violenza 'in quanto tale', perché è crudele, sempre. Va condannata, sempre. Così come ogni vittima merita rispetto, ascolto, dignità, tutela e giustizia. Del triste fenomeno che devasta ogni anno decine di esistenze va guardata ogni fessura, ogni millimetro, anche quando non funzionali a una battaglia che negli ultimi tempi ha perso la sua nobile spinta iniziale”. 

 

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