Reggio Calabria, minorenni violentate a ripetizione dal branco: in famiglia dicevano di non denunciare
Tra gli indagati ci sono anche giovani legati a famiglie mafiose locali e il figlio di un politico
Reggio Calabria, ragazze violentate e filmate per anni: la famiglia ha cercato di zittire una delle vittime
A Seminara, un piccolo comune in provincia di Reggio Calabria, due ragazze sono state vittime di violenze da parte di un gruppo di giovani, tra cui alcuni legati a famiglie della 'ndrangheta. Le indagini sono iniziate nell’ambito di un'inchiesta sulla criminalità organizzata, quando gli inquirenti hanno intercettato conversazioni tra gli indagati che parlavano degli abusi nei confronti delle due ragazze. Gli arresti sono seguiti e le giovani hanno iniziato a raccontare la loro esperienza, ma una di loro si è trovata a dover affrontare una battaglia anche all’interno della propria famiglia.
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Infatti, mentre cercava di denunciare quanto accaduto, la ragazza ha ricevuto minacce e pressioni dai suoi familiari, che invece di sostenerla, l’hanno accusata di aver “rovinato tutto”. Secondo quanto riportato da Tgcom24, "aevi stare muta", le ordinavano la sorella, il fratello e i rispettivi compagni, accusandola di "mettere nei guai" quei ragazzi. "Ma perché non ti ammazzi?", le dicevano, urlandole contro "sei una pazza". Le indagini, condotte dalla Procura di Palmi e dalla Procura per i minorenni, hanno seguito la vicenda con attenzione, consapevoli delle difficoltà che le due ragazze stavano affrontando. Il giudice delle indagini preliminari ha definito gli arrestati come privi di qualsiasi rispetto per le regole civili e morali. Tra gli indagati ci sono anche giovani legati a famiglie mafiose locali e il figlio di un politico. Nonostante la situazione difficile e la pressione ricevuta, la determinazione di una delle ragazze è stata fondamentale per far emergere la verità.