Roma, spara alla moglie e la uccide: "L'ammazzo, ma non le do la separazione"

Per il femminicidio della 72enne Annarita Morelli è stato fermato il marito, Domenico Ossoli che ha confessato. Secondo gli inquirenti ha premeditato l'omicidio

di redazione cronache
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Femminicido Roma, 73enne spara alla moglie: accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Sembra che l'uomo non avesse accettato la separazione

Si chiama Domenico Ossoli il 73enne che ieri mattina, martedì 6 agosto, alle porte di Roma, ha ucciso a colpi di pistola la moglie Annarita Morelli di anni 72. Ha aspettato che la donna salisse in macchina, una Fiat Panda, e poi ha aperto il fuoco, uccidendo sul colpo Morelli. Poco dopo, l'uomo è entrato in una tabaccheria e ha confessato l'omicidio: "Ho ucciso mia moglie", ha detto al proprietario del negozio che ha subito chiamato il 112. Ossoli è stato fermato dai carabinieri e condotto in caserma, l'arma del delitto (un pistola calibro 7,65) è stata sequestrata. Il pubblico ministero di Tivoli, Roberto Bulgarini Nomi, ha disposto il fermo del 73enne per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione

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Sembra, infatti, che il marito avesse intenzione di uccidere la moglie. I due si stavano separando. Era stata Annarita Morelli a deciderlo e il Ossoli non era d'accordo, tanto che stava facendo di tutto per farle cambiare idea. Secondo il pm di Tivoli, l'uomo esercitava un "controllo ossessivo" sulla donna, tanto da averle piazzato di nascosto un Gps nell'auto e aver attivato "ulteriori modalità di controllo" per monitorare i suoi spostamenti (come riporta Ansa). Non solo, i tre figli della coppia hanno raccontato agli inquirenti che il padre aveva più volte detto: "Piuttosto l'ammazzo, ma non le do la separazione".

Durante i colloqui con gli inquirenti, inoltre, è emerso che Ossoli non voleva uccidere la moglie, ma solo spararle alle gambe. Cosa smentita dai riscontri del medico legale che ha decretato che la causa della morte di Annarita Morelli è stato un proiettile sparato nel deltoide sinistro (ovvero la spalla". Nel decreto di fermo, infatti, il pm scrive: "È evidente la volontà omicidiaria dell'uomo, che attirava la donna colpendola a bruciapelo con un'arma da fuoco, nonché l'evidente incompatibilità di quanto constatato dal medico legale sulla non volontà omicidiaria". Il movente dell'omicidio, in ogni caso, non è stato fornito dal reo confesso.