Rovelli ora fa anche il critico cinematografico. Il film della Cavani? Puro marketing

Si noti come il Rovelli abbia di sé una visione tra mistica ed angelicata, un adolescente perseguitato dalla “immensa ipocrisia del mondo”

Di Giuseppe Vatinno
Cronache

Il film della Cavani ispirato al libro del fisico Carlo Rovelli? Un'operazione di marketing strategico

Il fisico Carlo Rovelli, nuovo maître à penser della sinistra, si è stancato di buchi neri (non in senso pornografico), bianchi (non in senso natalizio) e financo gialli e turchini (in senso del multicromismo schleineniano) e si è messo a fare pure il critico cinematografico, ma – in sintonia con la sfacciataggine dei tempi - per un film tratto da un suo libro. Insomma fa pubblicità a sé stesso, che non è mai cosa elegante.

Veniamo così a sapere dal Corriere della Sera dell’incontro con la Cavani (90): “È la mia regista mito (sic). A 17 anni vidi ‘Portiere di notte’ (un film sul sado - masochismo, ndr) e fu una fucilata”. A parte la traballante grammatica e l’ardire sintattico non all’altezza delle sue equazioni differenziali ci complimentiamo con lui per essere comunque riuscito a sopravvivere.

LEGGI ANCHE: Morgan è grande, i boia del web piccoli piccoli

Il fisico – ci fa sapere - che si era arrapato – a suo tempo - per le scene di “conflitto fra pulsioni assolute”: la guerra, il nazismo, la violenza, la sessualità, la trasgressione. Lo scienziato è inarrestabile e si vede che gli doveva garbare assai l’attrice protagonista perché scrive: “Per un adolescente tormentato incapace di fare i conti con l’immensa ipocrisia del mondo, il film brillava di una purissima luce di verità. Da allora, se Charlotte Rampling è diventata confusamente fantasmatica, Liliana Cavani l’ho sentita sempre, da lontano, come un mio vero mito”.

Si noti come il Rovelli abbia di sé una visione tra mistica ed angelicata, un adolescente perseguitato dalla “immensa ipocrisia del mondo”. La vediamo questa Ipocrisia inseguirlo come un Polifemo lunatico tra le strade di Verona e Padova e lui che scappa dal mondo e si rifugia nei cinema. Cosa c’entri un fisico teorico esperto di buchi con la regista viene esplicitato con una “rivelazione” che ha in sé il ritmo della potenza evocatrice: “Lo sai, Liliana Cavani ha detto che le piacerebbe trarre un film da un tuo libro”, qualcuno gli fa sapere, il classico “uccellino”.

Continuando la lettura sul giornale on-line compare a grandezza naturale l’immensa sagoma rossa del libro “L’ordine del tempo” (Adelphi). Il grafico deve però aver preso male le misure, perché occupa tutta la pagina e pare isomorfo all’Ego dell’autore. Anche i fisici teorici – si sa - hanno bisogno di pubblicità se no chi se li comprerebbe libri dai titoli così strani? Detto fatto la Cavani, che stupida non è, ha agganciato Rovelli che gode di una certa fama dopo la scomparsa di Piero Angela e la messa a riposo di Antonino Zichichi e l’esautorazione brutale di Piergiorgio Odifreddi da Repubblica a causa di cose ebraiche.

Insomma Rovelli va nella bella casa della Cavani, rigorosamente al centro di Roma, che ovviamente “profuma d’antico” e “non è lontana dal Tevere” e comincia a collaborare alla sceneggiatura. Siamo in pieno gozzanesimo letterario, ci manca solo il bicchierino di rosolio e il gioco è fatto. I due si piacciono e la scaltra regista solletica le vanità artistiche del fisico che accetta di supervisionare il film. E così non se l’è levato più di mezzo.

“Sono andato sul set a vedere le riprese, parlare con gli attori, meravigliosi, farmi incantare dalla loro bravura, dal loro affiatamento, dalla loro generosità, farmi cacciare via da Liliana ogni volta che mi impicciavo troppo e provavo a influenzare le scene... Confabulare con i personaggi straordinari che insieme creano la magia del cinema...”. Insomma la Cavani ha il suo daffare a tenere alla larga il novello concorrente. Con Nanni Moretti gli sarebbe sicuramente andata peggio.

Ma Rovelli non demorde e il film giunge a conclusione. Rovelli va a vedere la prima versione e così ci racconta – in stile melodrammatico - l’evento: “Fino al giorno in cui finalmente ho visto la prima versione del film completo, non ancora definitiva. E lì mi sono commosso alle lacrime. Perché ho ritrovato il filo di quel parlare profondo della vita…”.

Il Rovelli “piange”, si commuove, si strugge, si dimena: finalmente ha raggiunto l’Arte tutto grazie a quell’adolescente che si era arrapato per la Rampling ignuda e sadomaso in bretelloni di tanti anni prima. E così il film finisce alla Mostra del Cinema di Venezia “fuori concorso” dove la Cavani è stata premiata con un “Leone d’oro” alla carriera, che in genere si dà – absit iniuria verbis-  a chi non è riuscito a vincere quelli normali. Naturalmente la storia raccontata non c’ha assolutamente niente a vedere con le tematiche del libro, se non il titolo ed in un fisico personaggio.

Il libretto si occupa infatti di Relatività Speciale e Generale. Si tratta solo di una furba operazione di marketing che sfrutta l’attuale interesse del pubblico per il fisico il cui immenso Ego è a sua volta gratificato dal pensarsi anche un “artista”. A proposito: il libretto contiene un errore matematico nella formula del Redshift gravitazionale dell’esperimento di Pound e Rebka perché c’è un 2 di troppo (errore confermato dall’autore) e questo falsa tutti i calcoli successivi.

Poi ce ne è un altro ancor più grave, che riguarda il celebre esperimento di Galileo Galilei: “Un sasso cade più in fretta di una piuma leggera”, ma questo – aggiungiamo noi - non viene detto che vale solo nell’aria mentre nel vuoto qualsiasi corpo cade con la stessa accelerazione (si tratta dell’essenza del cosiddetto “Principio di equivalenza”). Speriamo che la Cavani se ne sia accorta e non l’abbia trasportato anche nel suo film.

Tags:
rovelli