Sanità al collasso: perché siamo condannati a non avere cure, la dura verità
Intervista al chirurgo ortopedico Mirka Cocconcelli. Perché non siamo più persone ma prodotti. Se la gente non farà nulla sarà condannata a non aver più cure
Travolti dalla fuga dei medici, soldi buttati e vertici che non pagano mai. Come stiamo trasformando la Sanità italiana in una macchina da soldi che non cura più i pazienti
Sono anni che lei parla di collasso della sanità italiana e...?
“Sono una Cassandra inascoltata, sto assistendo impotente al crollo, giorno dopo giorno del sistema sanitario e noi sanitari siamo spettatori inermi. Abbiamo visto di tutto in questi anni, dall’accorpamento senza senso dei reparti ai tagli radicali del personale, alla riduzione dei servizi già insufficienti. Negli anni nessun decisore politico è neanche solo riuscito a partorire una legge di bilancio che contrastasse diseconomie e sprechi. La sanità pubblica e para pubblica non cura più le persone ma rientra in questo sistema di business, che è il business della salute. Siamo al punto che nelle sale operatorie i colleghi si ritrovano bisturi orientali che non tagliano. Vengono imposti farmaci biosimilari che non hanno la stessa efficacia degli originali. Mi dica lei cos’è questo!?”
Lei ha detto: c’è un’emergenza decennale, la medicina è diventata aziendalismo. siamo assoggettati a visitare i malati in 10-15 minuti quando un disabile, un anziano, un claudicante, un traumatizzato, impiega 10 minuti solo per recarsi dalla porta dell’ambulatorio al lettino...
“E’ una società classista in cui chi ha soldi si cura e chi non li ha fatica a curarsi. Una visita specialistica pubblica o accreditata può costare meno di una pedicure. Il lavoro del sanitario che si occupa quotidianamente dei pazienti è diventato come ‘Tempi moderni’ di Chaplin: inglobato in una catena di montaggio! Mi devono spiegare come posso eseguire una cura centrata sulla persona, ascoltare il racconto del malato, in soli 10 minuti di tempo. Il malato è diventato un organo. Il medico, l’infermiere, l’operatore socio sanitario verranno sostituiti dalla telemedicina. Ma così stiamo condannando intere generazioni. Per gestire i malati serve soprattutto l’empatia, un sentimento che non può essere cronometrato e come potrò gestirla con pazienti gravi o terminali, in soli 10 minuti? La verità è che la sanità non è mai stata al centro dell’agenda politica dei vari governi. Nessuno ha mai detto ‘whatever it takes’ . “La renderemo efficace ‘a qualsiasi costo’.”Faremo l’impossibile per curare le persone. I politici hanno compreso che abbiamo a che fare con umani e non con sterili numeri? Io visito il malato, non la malattia. Ma adesso c’è il PNRR…”
Che dedica ben poca cosa alla sanità, al di là delle panzane durante la pandemia...
“Infatti mi chiedo chi ha permesso che la quota destinata alla salute fosse solo l’8% del PNRR, un ‘misero’ 15,63 miliardi di euro, quando anche solo per la digitalizzazione dedicano 40,32 miliardi, il 22% dei 191,5 miliardi di euro del PNRR. questo perché non siamo più persone ma prodotti, come in un'azienda”.
In lei sento una profonda amarezza
“Ha ragione, non ha più senso combattere. Ci si licenzia perché la produttività di un sanitario dovrebbe essere valutata sulla qualità di cure prestate e sui risultati ottenuti, non sul numero di pazienti visitati per unità di tempo”
‘Il paziente al centro’, dice lo slogan di ogni governo che in questi anni abbiamo avuto
“Sì, al centro di un mare di disservizi. Quando un’azienda ospedaliera si ritroverà bollette che gli costano 3 volte quello che pagava un anno fa secondo lei cosa taglierà? La risposta è facile: i servizi, già al collasso. Ma secondo lei, posso abbassare di 1/2° la temperatura in una terapia intensiva o in un PS, in una sala operatoria?”
La situazione dei Pronto Soccorso è già drammatica, con attese di giornate intere anche nelle grandi città…
“Ho lavorato 15 anni come medico di Pronto Soccorso in una città del nord: sono lo specchio di un sistema. Non ci sono mai finanziamenti, mezzi, ma solo turni massacranti, carenza di personale specializzato, ferie non godute, scarsa gratificazione; lei si farebbe curare da un medico che sta lavorando incessantemente da 24 ore? Non credo. Tutti i direttori generali dovrebbero provare questa esperienza, unicamente per capire cosa vuol dire faticare, non lavorare, ma faticare in luoghi spesso angusti, con disservizi cronici ed una pletora di persone che premono per ottenere un’assistenza adeguata”
Non ci sono neanche più medici per scelte scellerate fatte in passato...
“I medici oramai fuggono, depressi, frustrati e senza motivazione, perché non c’è neanche la speranza di un minimo cambiamento. Di recente ho avuto notizia che sono stati premiati i Direttori generali dell’Ausl reggiana e della Ausl Romagna con circa 30.000 euro per il raggiungimento degli obiettivi, in aggiunta ai 150.000 di stipendio fisso, vede, quando si vuole i soldi si trovano. Ma mi chiedo questi premi sono collegati alla recente fuga di 11 medici dai PS di Reggio Emilia o sono forse legati alle 11 unità fuggite dal PS di Rimini o forse per il PS di Rimini andato di recente in tilt, come riportato dai quotidiani locali?”
Avrà saputo dell’assunzione dei medici cubani in Calabria!? Accadrà anche in altre regioni?
“Sì, accadrà con medici argentini, albanesi, nel silenzio tombale del governo, del ministro Speranza e dei vari partiti, forse partiti sì, ma per le ferie agostane. Propongo di sostituire anche tutto il management sanitario, manifestamente non all’altezza dei compiti gestionali, con direttori generali, dirigenti sanitari e amministrativi cubani, albanesi, argentini, con contratti Co.co.co”
Comprensibile...
“I medici scappano dagli ospedali perché schiavizzati da scelte politiche scellerate. Questa transumanza sanitaria comporterà dumping salariale, precariato, contratti nazionali aggirati, concorrenza sleale, con utilizzo di mano d’opera medicale a basso costo; oggi Cuba, domani sarà Albania, Argentina od un altro Paese! Non si può andare avanti così. Non esiste più il primario "di una volta" al quale ci si rivolgeva, nottetempo, per le patologie di particolare complessità e depositario della maggior esperienza. E’ stato tutto azzerato, polverizzato, parcellizzato, compreso il rapporto di fiducia fra collaboratori. Ribadisco che l’ospedale non è un'azienda, non deve produrre profitto, deve produrre salute! L’ospedale non deve essere solo efficiente,deve essere efficace!”
Cosa bisogna fare?
“Non è facile. Esiste una manifesta incapacità gestionale e politica ad ogni livello. intanto bisogna infondere speranza agli operatori sanitari e ai pazienti: le cose possono cambiare. ma se continuiamo a investire miliardi in ‘cattedrali nel deserto’, come le 1.430 case della comunità, 435 ospedali di comunità , 611 centrali operative territoriali, piene di nuove apparecchiature elettromedicali di alta tecnologia, senza il personale che le faccia funzionare, si va nella direzione opposta. il presidente di agenas affermava che mancano 30.000 infermieri e 10.000 medici, mentre negli ultimi 3 anni il ssn ha perso circa 21.000 medici specialisti e, dal 2019 al 2021, hanno abbandonato l'ospedale 8.000 camici bianchi per dimissioni volontarie, a cui si aggiungono 12.645 pensionamenti”
Che fare allora?
“Ripensare il sistema e curare le persone, non solo le malattie, perché il paziente è un unicum! Ci occupiamo di uomini e donne non di oggetti o di organi inanimati. Ai vertici decisionali e’ indispensabile assumere dirigenti competenti e non appendici di politici locali e se questi direttori non sono adeguati, devono essere mandati a casa. La gente deve combattere per questo, per una sanità come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività (art. 32 cost.!!), non per l’ultimo modello di Iphone, altrimenti sarà condannata ad avere 2 sanità: una di serie A per i ricchi e una di serie B per i poveri. Lei è contento? Io no! lo stesso vale per i governatori e i ministri della sanità, troppo interessati a fare propaganda occupando i media per nascondere il collasso delle proprie gestioni. Mostrino i numeri reali non la propaganda. Bisognerebbe trasformare realtà negative di sofferenza, stress e dolore, in positive, potenziando l’organico sanitario e tornando a quella passione, con la p maiuscola. Per la professione e la cura che c’era una volta e che ancora tantissimi medici posseggono. Il tempo di ascolto, di anamnesi, di colloquio è tempo di cura che non deve essere cronometrato! Anche solo per stemperare i tempi di attesa nei PS si potrebbe introdurre personale volontario, opportunamente formato, che illustri, chi sta facendo cosa, anche solo per alleviare inutili sofferenze a pazienti e familiari. Se i sanitari sono pochi e demotivati chi è in grado di ascoltare adeguatamente i bisogni dei pazienti? L’ascolto è parte integrante della cura e senza ascolto la cura diventa una chimera. L’ospedale è diventato un luogo di sofferenza, frustrazione e dolore, non solo per il paziente in attesa, ma anche per i sanitari che vi lavorano e, appena possibile, rassegnati, si licenzieranno perché ritengono la situazione immodificabile e ingestibile. Assumere persone intelligenti e dargli ordini non ha alcun senso. Dobbiamo assumere persone intelligenti affinché siano loro a dirci cosa fare, come diceva Steve Jobs”.