Santalucia: "Lascio la guida dell'Anm". L'annuncio a pochi giorni dall'assoluzione di Salvini

Il capo delle toghe spiega così la sua scelta di non ricandidarsi

di redazione cronache

GIUSEPPE SANTALUCIA 

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Santalucia lascia l'Anm. Continua lo scontro tra governo e magistrati

Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm, ha deciso di lasciare la guida dei magistrati. L'annuncio sul passo indietro arriva a pochi giorni dall'assoluzione di Matteo Salvini al processo Open Arms, che per il ministro della Giustizia Carlo Nordio era un "procedimento fondato sul nulla". Santalucia ha scelto di non ricandidarsi. "Quattro anni di impegno intensissimo e faticoso, seppure molto gratificante, sono sufficienti, e credo - spiega il magistrato a Il Corriere della Sera - che nella difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura occorra evitare ogni personalizzazione. Perciò è giusto che altri prendano le redini della rappresentanza". Santalucia torna sulle sentenze di assoluzione di Salvini e anche di Matteo Renzi per il caso Fondazione Open.

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"Quelle sentenze - prosegue Santalucia a Il Corriere - dicono che i giudici valutano prove e fatti ed emettono un giudizio in linea con quanto emerso dai processi. Ma un’assoluzione non significa che il processo non andava fatto; solo nei regimi illiberali, in cui i pubblici ministeri sono orientati dal potere e i giudici non si permettono di dissentire, i processi si concludono sempre con le condanne". Poi Santalucia risponde anche a Nordio. "Cade nello stesso errore. Tanto più per fatti di rilievo come i comportamenti di un ministro, per i quali c’è stata pure un’autorizzazione a procedere del Parlamento che ha escluso l’esiemente dell’interesse pubblico. Un’assoluzione non può trasformarsi nell’accusa di ideologizzazione o politicizzazione contro la magistratura. Solo il processo può stabilire la verità giudiziaria, non il ministro".

Sulla possibilità che i pm paghino i danni in caso di fallimenti, Santalucia è categorico: "Sono tutte forme surrettizie per arrivare all’esito sotteso alla separazione delle carriere di pm e giudici: controllare e condizionare il pm, che, rischiando una richiesta di danni a fronte a un’eventuale assoluzione, finirà per chiedersi chi glielo fa fare. Per i magistrati la responsabilità professionale esiste, ed è nelle mani del ministro titolare dell’azione disciplinare. Il quale, in un caso a Milano, ha esercitato un’azione disciplinare clamorosamente sbagliata. Se usassimo il suo metro di valutazione sui processi conclusi con assoluzioni, che dovremmo dire di lui? Inoltre, esistono già sia la responsabilità civile che, ovviamente, quella penale".

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