Santanchè, l'ex indagato per il giallo del "quadro scomparso" di Basquiat

Il Wine of Babylon, valore 20 milioni, fu acquistato da Vittorio Cecchi Gori per poi entrare in una complicata contesa a tre con Rita Rusic e l'avvocato Nappi

di Redazione
Tags:
basquiatsantanchè
Rita Rusic e Canio Mazzaro nel 2008
Cronache

L'ex compagno e socio di Santanchè indagato sulla vicenda del Basquiat scomparso

Canio Mazzaro, ex compagno e socio di Daniela Santanchè, sarebbe indagato dalla Procura di Milano anche per riciclaggio di opere d’arte. Lo scrive questa mattina il Fatto Quotidiano, secondo cui l'opera in questione sarebbe "un Basquiat da 20 milioni che è ricercato dal Nucleo tutela patrimonio di Roma e dall’Interpol". Si tratta del "monumentale Wine of Babylon del 1984, che Vittorio Cecchi Gori comprò a New York nel 1998 per 330 mila dollari poi finito al centro di un’irriducibile contesa".

Come ricorda il Fatto Quotidiano, "nel 2010 Cecchi Gori, rincorso da debiti e fallimenti, lo cede con scrittura privata al suo storico avvocato Giovanni Nappi a titolo di corrispettivo per compensi professionali che non aveva altro modo di onorare. Al momento del ritiro nell’attico di Roma in via Platone 52, di fronte al legale si para però l’ex moglie di lui, Rita Rusic. E poi "il quadro sparisce".

La vicenda è molto complessa, nella contesa tra Cecchi Gori, l'ex moglie e l'avvocato. Secondo il Fatto, Canio Mazzaro avrebbe avuto in passato una relazione con Rusic, anche d'affari. L'ex moglie di Cecchi Gori avrebbe realizzato una plusvalenza sull'attico conteso, acquistato e poi rivenduto, dove si sarebbe trovato anche il quadro.

Nascono due cause con lo stesso Mazzaro che l'aveva aiutata versando un anticipo e, sostiene sempre il Fatto Quotidiano, "nel 2016 una testimone oculare giura di aver visto l’opera ricercata nell ’abitazione dell’ex compagno della Santanchè a Milano, in Corso Vercelli. Almeno altri due testimoni confermeranno che era lì negli anni successivi, avvalorando così il sospetto - conclude il Fatto Quotidiano - che Canio Mazzaro la detenesse come una sorta di pegno a garanzia dei soldi dovuti dalla Rusic".