Sesso in carcere, ricorso di un detenuto a Spoleto: "Divieto incostituzionale"
Le visite coniugali sono già possibili in Francia, Svizzera, Slovenia e Austria. Ma in Italia niente intimità
Un detenuto fa ricorso per poter fare sesso in carcere. Il caso finisce alla Consulta
Il ricorso di un detenuto del carcere di Spoleto potrebbe cambiare per sempre un elemento importante della detenzione in Italia. Il giudice di sorveglianza della cittadina umbra ha posto un importante quesito alla Consulta, riportato da La Stampa: "Vietare ai detenuti di fare sesso con i loro partner potrebbe colpire i diritti costituzionali. E siamo sicuri che costringerli a una vita asessuata favorisca la loro crescita personale, la maturità della persona, la rete di relazioni familiari che dovrebbe accoglierli all’uscita dal carcere?"
Come ricorda La Stampa, "qualche sperimentazione c’è stata, aggirando i regolamenti. Ma il problema è che la legge non lo consente. Anzi lo vieta, perché il regolamento carcerario impone che i colloqui del detenuto con il o la partner, anche se concesso in sale separate dalla grande sala dei parlatori, dev’essere sempre sottoposto alla vigilanza degli agenti".
Altri paesi trattano però il tema diversamente ed è stata anche "la Corte europea dei diritti dell’Uomo, il tribunale internazionale di Strasburgo, a manifestare apprezzamento per gli Stati che prevedono i colloqui intimi e l’esercizio dell’affettività anche di tipo sessuale. C’è una recente sentenza del 2021 che ribadisce questo orientamento. In Italia, non si può. Adesso però il ricorso di un detenuto finirà alla Consulta, che potrebbe scrivere una nuova pagina.