Sharon, il killer racconta gli ultimi momenti di vita: "Continuava a chiedere perché"

Sangare nell’interrogatorio ha dichiarato di aver individuato altri possibili bersagli, quella notte, prima di Sharon

di redazione cronache
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Il killer racconta gli ultimi momenti di vita di Sharon Verzeni

"Ho visto una ragazza con le cuffiette che guardava le stelle nel cielo. L'ho avvicinata da dietro, le ho messo una mano sulla spalla e le ho detto: "Scusa per quello che sta per succedere"”. A raccontare gli ultimi momenti della vita di Sharon Verzeni è proprio il suo assassino, Moussa Sangare, come emerge dai verbali del suo interrogatorio.

Poi, dopo quelle parole, "ho colpito al cuore perché volevo ucciderla. Ma non ci sono riuscito". Seguono, poi, come scrive Repubblica, altre tre coltellate. Ma alla schiena. Sharon, in quel drammatico momento, dice più volte al suo assassino: "Perché, perché, perché".

Sangare nell’interrogatorio ha dichiarato di aver individuato altri possibili bersagli, quella notte, prima di Sharon Verzeni. "Alcuni li ho salutati" ha specificato. Tra questi ci sono anche i due ragazzini di 15 e 16 anni, uno indossava la maglia del Manchester United.

Con loro si sarebbe spinto oltre, "li ho minacciati con un coltello poi sono andato via". Desiste. Poi. In piazza VII Martiri vede la 33enne passare. E decide che sarà lei la sua vittima. In meno di un minuto gira la bici e la segue. E la accoltella. Lui stesso dice che "lei ha anche provato a scappare" dopo la prima coltellate, e anche dopo. Ma le ferite erano troppo profonde.

A quel punto, l’assassino afferra la bicicletta e fugge verso casa. Due giorni più tardi, sotterra il coltello utilizzato per assassinare Sharon lungo la sponda dell'Adda a Medolago, e getta gli altri coltelli inutilizzati, insieme a un sacchetto contenente i vestiti macchiati di sangue, nel fiume. È stato anche rivelato che questa persona ha apportato modifiche alla propria bicicletta quella sera, dimostrando un certo livello di premeditazione e astuzia nelle sue azioni.