Si finse avvocato per incassare l'onorario: la figlia di Verdini patteggia

Diletta Chiara Verdini era indagata dopo la denuncia della vittima, una badante che aveva chiesto la sua assistenza legale

Di Redazione Cronache
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Si era finta avvocato (con tanto di sentenza falsa) per incassare l'onorario: la figlia dell'ex senatore Verdini patteggia un anno

Diletta Verdini, figlia dell’ex senatore Denis, accusata di tentata truffa e falsità materiale commessa dal privato ha patteggiato un anno di reclusione davanti al gip Agnese Di Girolamo. 

La vicenda era stata raccontata in un servizio de Le Iene un anno fa. Ma in realtà, riporta il Corriere della Sera, la storia prende le mosse nel 2016 quando Mariana, badante da 17 anni in Italia, fa causa alle figlie di una donna che non l’avrebbero pagata per il suo lavoro di assistenza alla madre. Mariana approda da quella che anni dopo si rivelerà finta avvocata per avviare la causa di lavoro. "Pratica avviata" le scrive nei messaggi l’avvocata. A ottobre 2022, secondo quanto emerso, sembra arrivata la fine della storia: l’avvocata le comunica che il tribunale le ha riconosciuto 4.300 euro e le manda la sentenza: carta intestata del tribunale di Firenze, sezione lavoro, numero di procedimento e firma del giudice. Ma i soldi non arrivano.

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Ma la figlia di Verdini non si ferma qui, perchè invia alla "cliente" una mail di un fantomatico dipartimento Finanze del Ministero di giustizia: «Gentilissima dottoressa in riferimento alla vostra richiesta comunichiamo che dai nostri riscontri il bonifico risulta essere stato inviato venerdì 10 febbraio. La visibilità dello stesso dovrebbe avvenire in una settimana lavorativa, 17 febbraio e martedì 21. Il bonifico è stato effettuato sulle coordinate bancarie della signora Mariana».

Ma ovviamente il bonifico non è mai arrivato. Così la badante, sfinita dalla lunga attesa, si presenta dall’avvocato Mattia Alfano. Al legale basta un’occhiata al documento del ministero per capire che c’era qualcosa che non andava. Alla cancelleria del tribunale scopre poi che si tratta di un falso: la giudice esiste ma non ha mai firmato quella sentenza, il numero di iscrizione al registro generale corrisponde a tutt’altra causa con altri soggetti. Parte il procedimento penale. Oggi la sentenza.