Silvio Berlusconi, i figli a pranzo con Marta Fascina nella villa di Arcore

Grande pranzo tra i figli del Cavaliere, Marta Fascina e gli amici più stretti. E le lacrime non mancano

Di Redazione Cronache
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Silvio Berlusconi, i figli a pranzo con Marta Fascina nella villa di Arcore

Non era scontato, e invece si è tenuto il pranzo a Villa San Martino ad Arcore tra i familiari, Marta Fascina e gli amici più cari di Silvio Berlusconi, a un anno dalla morte del cav. "Lui lo sapeva e lo sapevamo anche noi, che sarebbe finita così. In fondo, è quello che ci ha insegnato, no?". E ancora: "Tutti quelli di cui nessuno avrebbe detto in anticipo che si sarebbero scontrati tra di loro, e invece l’hanno fatto; mentre di noi in tanti hanno scritto che avremmo litigato o ci saremmo divisi, e invece non l’abbiamo fatto. Infatti, siamo tutti qua. E, quel che più conta, siamo insieme".

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Nessuno di quelli che doveva avere l’invito è rimasto senza. A tavola prendono posto tutti i figli, da Marina a Luigi, passando per Pier Silvio, Barbara, Eleonora; il fratello Paolo e qualche nipote; poi lo zoccolo durissimo del berlusconismo più coriaceo, e quindi Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Adriano Galliani e anche Marcello Dell’Utri. E ovviamente Marta Fascina, che abita e continuerà ad abitare nella villa di Arcore perché il padre ha detto ai figli «voletele bene come gliene voglio io» e loro l’hanno fatto, tutti, indistintamente e ricambiati.

Come riporta il Corriere della Sera, il rito della commemorazione laica segue le liturgie non scritte delle commemorazioni laiche. Prima di sedersi a tavola, a Pier Silvio tocca l’onore di sollevare per primo il calice e chiamare il brindisi. Poi, senza che nessuno faccia caso più di tanto al primo che comincia a tirare fuori il tema, il bilancio di quello che gli amici di una vita — con una punta di affettuosa ironia — chiamano "il nuovo miracolo italiano di Silvio". A tavola le voci si sovrappongono, come i ricordi. Confalonieri è il più allenato nella ricognizione dei ricordi più antichi, Letta in quelli che riguardano più da vicino la politica, Dell’Utri il più preciso nel ricordare agli altri "tu non c’eri quella volta che…". Galliani è l’unico, insieme a qualche nipote, che piange a un certo punto lacrime vere. Il resto, come capita in altri funerali e nelle ricorrenze che li ricordano quando è trascorsa una cifra tonda, come un anno o cinque o dieci, è fatto anche di gente che si ritrova dopo essersi persa. "Quanto sarebbe felice, lui, oggi?", si sovrappongono a un certo punto le voci dei figli, come a voler insistere sempre su quello stesso tasto, l’unità familiare rinsaldata, il vaso intatto senza cocci e quell’impercettibile frase che a un certo punto, quando tutti stavano per andare via, per salutarsi, è sfuggita dalle labbra del fratello Paolo: "È il suo insegnamento. Glielo dovevamo".

Si sono ripromessi di ritrovarsi tutti insieme alla prima occasione utile. E, se non prima, il 29 settembre prossimo, nel giorno del compleanno di Berlusconi.

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