Femminicidio di Spinea, confessa il compagno: uccisa con un coltello da cucina

Alexandru Ianosi Andreeva Dimitrova confessa il delitto di Lilia. I suoi avvocati parlano di delitto non premeditato

Cronache
Condividi su:

Spinea, uomo confessa il femminicidio della compagna Lilia: "L'ho colpita tante, troppe volte"

Ha confessato di aver assassinato la compagna e di averla colpita così tante volte, con un grosso coltello da cucina, da staccarle quasi il braccio. Alexandru Ianosi Andreeva Dimitrova, lo scorso giovedì, 22 settembre. 

E' morta così Lilia Patranjel a Spinea, in provincia di Venezia. L'omicida, 35enne, ha ammesso: "L’ho colpita tante, troppe volte".

I legali dell'uomo, che lo hanno visto dopo l'arresto, hanno spiegato a La Nuova Venezia: "Ha un black out, non ricorda bene quei momenti ma ha detto di averla colpita molte volte". Stando alla difesa dell'uomo, la scena del crimine, con tutto quel sangue, avrebbe provocato uno shock nello stesso autore del delitto che sarebbe svenuto prima di svegliarsi e chiamare il 112 e non avrebbe vegliato il cadavere, come invece si era ipotizzato in un primo momento.


"Riteniamo che proprio questo infierire con un coltello preso dalla cucina dimostri come questa tragedia non sia frutto di un piano criminale preordinato, ma di una follia, una furia maturata all'improvviso". I legali dell'omicida puntano sulla non premeditazione del delitto che sarebbe avvenuto al culmine di uno dei tanti litigi della coppia e annunciano la richiesta di una perizia psichiatrica.


Mentre i parenti e gli amici della vittima hanno fornito un'altra versione della vicenda, parlano di violenze continue e costanti in quella abitazione di Spinea, che avevano spinto la vittima del femminicidio ad annunciare la volontà di separarsi dal compagno. "Lo sapevano tutti che quell'uomo era un violento, sapevano tutti che sarebbe finita così" ha rivelato un'amica di Lili, così come tutti chiamavano Lilia. La quarantenne aveva anche sporto denuncia ad agosto scorso dopo l’ennesima aggressione che l'aveva mandata all'ospedale. Una querela che poi però aveva ritirato.

Il 35enne, rinchiuso nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia con l'accusa di omicidio volontario aggravato, si è avvalso della facoltà di non rispondere. "Contavamo che potesse rispondere alle domande del giudice, ma non era abbastanza lucido e in forze per poterlo fare" hanno detto gli avvocati. Si attende ora l'autopsia sul corpo martoriato della donna.