Strage Varese, Maja in istituto psichiatrico. Medici: "Non può stare in cella"
L'architetto dopo aver ucciso moglie e figlia a martellate e ferito gravemente il primogenito: "Non mi capacito, non doveva succedere"
Strage Varese, Maja: "Non mi capacito". Sedato in ospedale
Resta un mistero la tragedia familiare di Samarate, il paesino in provincia di Varese dove Alessandro Maja mercoledì scorso ha ucciso a martellate la moglie e la figlia, ferendo gravemente anche il primogenito che adesso lotta per la vita in ospedale. Il designer, secondo le dichiarazioni di chi lo conosceva, era un tipo solitario ossessionato dai soldi. Nonostante la sua società fosse in salute temeva la crisi e le conseguenze per lui e la famiglia. "Non mi capacito di come sia potuta accadere una cosa del genere, non doveva succedere", queste le sue prime parole riferite al suo avvocato di fiducia dal letto del reparto di psichiatria dell’ospedale di Monza dove è ricoverato e piantonato.
L’uomo, ha spiegato il legale, resta sedato e - si legge sull'Unione sarda - si sta sottoponendo a una serie di accertamenti psichici. Ha passato nel carcere di Monza solo 24 ore, prima di essere portato in ospedale: "I medici hanno ritenuto che le sue condizioni non siano compatibili con la detenzione”, aveva riferito l’avvocato. "Non è stato possibile avere con Maja un colloquio compiuto, date le sue condizioni”, ha ancora spiegato il suo legale. L’uomo "non ha tentato di farsi del male in carcere, anche perchè appena arrivato è stato immediatamente dichiarato incompatibile con la detenzione". Quanto all'interrogatorio, "sarà fissato solo quando Maja sarà dichiarato idoneo dai medici".