Studenti somari e analfabeti e Invalsi disastrosi. La colpa? Non è del Covid

La zucconaggine della metà degli studenti futuri adulti è atavica e stanziale in Italia. Invece è partita subito la campagna per difenderli

Di Giuseppe Vatinno
Classe di asinelli
Cronache

Invalsi 2023, risultati disastrosi. Studenti sempre più "zucconi" e analfabeti

Puntuale come ogni anno sono arrivati i risultati dei test Invalsi che restituiscono un quadro devastante del livello di apprendimento degli studenti italiani.

Non entriamo nei tecnicismi dei percentili statistici ma riportiamo solo un dato che illumina come una folgore nella notte la situazione: in italiano e matematica –le materie principali- solo la metà degli studenti raggiunge il livello base alla fine delle superiori. Si tratta dei famosi “analfabeti funzionali”, come li definì già l’UNESCO nel 1984: "L'analfabetismo funzionale è la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità".

Diciamo che non c’era bisogno del test per accorgersi di questo livello da paleolitico. Ce ne siamo già accorti tutti quando interagiamo con il prossimo. La metà che capisce deve lottare ogni giorno con l’altra metà, quella degli zucconi, per farsi comprendere e comprendere a loro volta il loro linguaggio involuto e deforme che ormai si trova ognidove nel Bel Paese.

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La zucconaggine della metà degli studenti futuri adulti è atavica e stanziale in Italia. Invece è partita subito la campagna per difendere gli zucconi. Sentite cosa dice il presidente dell’Istituto che valuta gli Invalsi, Roberto Ricci: “È giusto dire che assistiamo a un effetto ‘long Covid’, è un'immagine appropriata, si fatica a tornare a livelli pre Covid. Gli apprendimenti sono un continuum, se si inseriscono discontinuità questo finisce per avere un peso”.

E già da tempo che assistiamo nel talk show televisivi alla lagna reiterata e ripetuta di sedicenti psicologi, sociologhi, formazionologhi e in generale di dotti, medici e sapienti che ci propinano l’improbabile e facile medicina del Covid per schermare l’ignoranza degli studenti.

Questo fa parte di un “percorso disinformativo” per cui lo studente ha sempre ragione, anche, e soprattutto -verrebbe da dire- quando impallina le professoresse in esercitazione balistiche con ordigni ad aria complessa e pallini di gomma che quando centrano il corpo umano lasciano i lividi. Una volta se una studentessa o uno studente discolo prendeva una nota in condotta prima veniva redarguito in classe con pubblica esposizione e poi prendeva il resto a casa dai genitori.

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Ora succede esattamente il contrario. Se uno studente prende una nota prima sbraita contro l’insegnante e poi a casa i genitori danno il resto…all’insegnante! Questo fa parte del generale declino del mondo Occidentale ma sarebbe un discorso troppo lungo e pesante da fare in questa torrida estate. Torniamo quindi all’Invalsi. Che gli studenti, per metà, non capiscano un tubo è assai preoccupante. Ma che non capiscano un tubo in italiano è un fatto assai grave. Infatti, se uno va male in matematica avrà qualche problema pratico nella vita ma non deve vincere il Nobel. Se invece uno va male in italiano vuol dire che danneggerà non solo sé stesso ma anche gli altri, non capendo e non facendosi capire nella società, dal salumaio, al ristorante, negli uffici pubblici. Poi questa è la gente che abbiamo infatti davanti quando ci confrontiamo con un impiegato, un amministratore di condominio gonzo, un cameriere, e peggio ancora se si tratta di un burocrate ottuso, come è la maggioranza. E torniamo di nuovo al punto.

Il Covid non c’entra proprio nulla. Ricorrere ad esso come spiegazione della ciuccità funzionale dei ragazzi è fuorviante perché fare perseverare nell’errore. I risultati dell’Invalsi sono bassi un po’ perché metà degli studenti è “gonzo genetico” e metà lo è per colpa del lassismo del percorso formativo della Scuola. Non capire questo –come fa Ricci- significa che il prossimo anno le percentuali aumenteranno.

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