Violentata e picchiata a 14 anni. Roma, arrestato il fidanzato 17enne

Lui nega tutto. Il caso drammatico

Cronache
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La 14enne porta in grembo un bambino, frutto di una violenza sessuale subita “sotto al Tevere”


Lo scorso 14 agosto, a Roma, un ragazzo è stato arrestato con l’accusa di stalking, violenza sessuale e lesioni. Tutto è nato dalla denuncia della fidanzata, di 14 anni, che ha raccontato di essere stata violentata da lui. E non solo.

La vicenda è riportata da ‘La Repubblica’. La 14enne porta in grembo un bambino, frutto di una violenza sessuale subita “sotto al Tevere”. Il rapporto è stato filmato con un cellulare. Non sarebbe stata la prima volta. Il 30 luglio, la ragazza ha raccontato ai Carabinieri di Prima Porta: “Il mio ragazzo mi ha picchiata, ha provato a strozzarmi mettendomi le mani al collo, mi ha dato dei morsi in faccia”.

Ai primi di luglio la 14enne ha abortito in ospedale. Gli atti, riportati da ‘La Repubblica’, riassumono così il racconto della giovane: “Parla dell’aborto ai primi di luglio all’ospedale… dice che lui (il fidanzato ndr) l’ha costretta ad avere rapporti che avvenivano anche per strada“. La ragazza ha raccontato ancora: “All’inizio era bravo, poi ha iniziato a diventare violento, mi ha rubato dentro casa, era geloso e mi obbligava a non andare a scuola se no mi menava per gelosia“.

La storia tra i due è terminata il 14 agosto, quando è scattato l’arresto del 17enne. Avrebbe anche perseguitato la vittima insistendo per non farla abortire dopo una prima gravidanza.

‘La Repubblica’ riporta anche la difesa del ragazzo, la cui versione contrasta col racconto della giovane: il 17enne afferma di aver consumato il primo rapporto consenziente il 26 settembre scorso, a casa della ragazza. Le sue parole: “I genitori non erano d’accordo, mi dicevano ‘rumeno di mer*a’, ‘non ti lavi’. Non ho inviato messaggi su Instagram, lei ha la password del mio profilo e ha cancellato molti miei messaggi. Insultava mia madre dal mio profilo e diceva che ero stato io. Non l’ho mai picchiata. Una volta aveva dei graffi, quando stavo per partire per Udine, e disse a mia madre che era stata sua madre”.

L’indagato si trova attualmente in una comunità. Il pm Carlo Morra, per ricostruire quanto realmente accaduto, sta analizzando i telefoni cellulari dei ragazzi: contengono foto erotiche, accuse e insulti diffusi anche nelle chat con gli amici. Per i magistrati si tratterebbe di prove che si sommano alle testimonianze.

Per ricostruire quanto accaduto, decisiva è l’analisi dei telefoni cellulari.

Negli atti si legge ancora: “Non le avrebbe permesso neanche di andare in palestra o a scuola guida”. E poi: “Le faceva bruciature di sigaretta e le sferrava calci e pugni“, “le ha spaccato il telefono, la gonfia e racconta che una sera era andata a ballare con le amiche e che l’ha presa a pugni rompendole il labbro“.

In lacrime, la ragazza ha raccontato ai Carabinieri dei rapporti “per strada, nel prato, in giro”. “Mi diceva di stare zitta se no mi menava”, ha aggiunto. Sulla seconda gravidanza, la 14enne ha spiegato che è arrivata dopo un “rapporto sessuale avvenuto sotto il Tevere”. E ha aggiunto: “Mi ha obbligata a farlo sotto al ponte”, spiegando che l’ha fatta “stare zitta con la mano nella bocca”.

Secondo l’avvocato del 17enne, si tratta di un dramma che “si genera in un contesto di disagio sociale e genitoriale ed è amplificato dalla estrema precocità delle esperienze avute e da una dipendenza maniacale, di entrambi i giovani, dall’uso dei social”.

Il legale ha aggiunto: “Ogni esperienza doveva passare attraverso quella protesi emotiva che sono i cellulari la cui sospensione dell’uso, dovuta all’intervento di assistenti sociali e tribunale sembra la maggior forma di sanzione subita da vittima e carnefice”.