Stupri a Caivano, lo Stato militarizzi la zona e tolga i minori dalle famiglie

In un quartiere dove dilaga la criminalità "vivere" è quasi un attimo di eroismo. Ora c'è chi invoca lo "Stato": ma che potere ha se il male è dentro le case?

Di Elisabetta Aldrovandi *
Giorgia Meloni, Caivano Parco Verde
Cronache

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Caivano è un comune di circa 35.800 abitanti in provincia di Napoli. Ha una zona, quella intorno al Parco

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"Io credo che dobbiamo andare a Caivano a istituire quasi una zona di assedio, un vero e proprio assedio militare. Dobbiamo dire con grande spirito di verità che a Caivano lo Stato non esiste, non c'è". 

E ancora: "Ho ascoltato gli impegni assunti dal presidente del Consiglio Meloni: un impegno apprezzabile, purché ovviamente dietro ci sia la sostanza, su una realtà che è maledettamente complessa, un inferno in terra". 

Verde, con 6.000 persone, che vivono in edifici popolari al limite della fatiscenza, costruiti dopo il terremoto dell’Irpinia, quando il governo di allora, con uno stanziamento extra bilancio senza precedenti (millecinquecento miliardi di vecchie lire) finanziò la costruzione in Meridione di alloggi per i 280.000 sfollati. In breve tempo, però, quel quartiere è diventato un posto in cui, tra alcuni che cercano di vivere onestamente, pullulano tante persone che si nutrono di illegalità e l’illegalità diffondono.

E così, tra spaccio di droga (il cosiddetto Parco Verde è uno dei posti più famosi d’Europa, proprio per quello), aggressioni, violenze, estorsioni, e l’incedere sempre più presente della camorra, viverci, per chi vuole rispettare le regole, è qualcosa che somiglia a un atto di eroismo quotidiano.

Nel 2014 fece scalpore l’omicidio della piccola Fortuna, la bambina di sei anni gettata dall’ottavo piano dopo che si era ribellata agli ennesimi abusi sessuali e maltrattamenti di ogni tipo. Come tantissimi altri abusi e maltrattamenti si scoprirono dopo quell’orribile omicidio, ma su cui, col tempo, si stese un velo di consapevole silenzio. 

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Pochi giorni fa, il presunto stupro di due bimbe di 10 e 12 anni, che pare siano già state violentate chissà quante volte. I probabili colpevoli sono quasi tutti minorenni anch’essi, molti addirittura infra quattordicenni. L’omertà della gente, per paura di ritorsioni, è calata immediatamente come il sipario al termine di uno spettacolo teatrale. Ma ha scoperchiato un vaso il cui contenuto era noto ma che si fingeva di ignorare: ossia, tanti bambini che vivono in famiglie degradate, dove regna l’illegalità e dove il rispetto delle regole, prima fra tutte quella di andare a scuola, è un concetto sconosciuto e irriso.

Ora, dopo gli ultimi fatti, si invoca lo “Stato”. Dov’è lo Stato a Caivano?, si chiedono in tanti. Beh, un sindaco e assessori ci sono, c’è la polizia municipale, ci sono i servizi sociali e le forze dell’ordine. Ma che potere hanno le istituzioni se il male è dentro le case, si respira nell’aria, fa parte del vivere quotidiano? Come si costringe qualcuno al rispetto delle leggi se quelle leggi comportano obblighi e doveri su cui quel qualcuno sputa ogni giorno, perché in una settimana di spaccio, furti e rapine guadagna tanto quanto un lavoratore onesto guadagna in un anno?

Lo Stato nulla può, se non militarizzando l’intera zona e togliendo i minori da quelle famiglie evidentemente incapaci, per limiti culturali o per manifesta volontà, di crescerli nel rispetto delle norme sulla convivenza civile. Ognuno di noi è lo Stato. E viverlo come qualcosa di altro da sé, è l’errore di fondo e comune che commettono in tanti. Ed è il modo più facile per consentire a chi odia le regole, di violarle.

La soluzione forse c’è, ed è drastica. Ma bisogna agire dalla radice. E fino a che si lasceranno bambini in mano a famiglie che fanno della criminalità uno stile di vita da insegnare come si insegna ad andare in bicicletta, senza educarle alla “civiltà”, l’illegalità si perpetuerà di generazione in generazione. E non ci resterà che piangere. Sui cadaveri dei bambini. E sui bambini stuprati.

*Avvocato e Presidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime

 

 

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