Ravenna/ "Era consenziente anche se ubriaca": assolti due 30enni accusati di stupro di gruppo

Assoluzione confermata in appello per i due imputati di violenza sessuale

di Redazione
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Assoluzione confermata in appello per i due imputati di violenza sessuale: "Lei era consenziente, anche se aveva bevuto"

La Corte d’Appello di Bologna ha confermato la sentenza di assoluzione emessa in primo grado dal collegio penale di Ravenna nei confronti di due uomini, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza allora 18enne. La decisione arriva con la formula "perché il fatto non costituisce reato", sostenendo che la giovane, pur avendo assunto alcolici, fosse comunque in grado di esprimere un valido consenso.

I fatti risalgono alla notte tra il 5 e 6 ottobre 2017. Dopo una serata trascorsa in un locale di Ravenna, durante la quale la ragazza aveva bevuto vino e superalcolici, fu accompagnata da due uomini in un appartamento. In quell’occasione venne filmata sotto la doccia, poi mentre prendeva un caffè e infine durante un rapporto sessuale. Secondo la ricostruzione dell'accusa, si trattò di uno stupro, commesso mentre la giovane era in uno stato di semi-incoscienza, situazione aggravata dalla registrazione del tutto con un cellulare.

I due imputati, oggi 34 e 33 anni – un ex calciatore del Ravenna e un commerciante di auto usate – erano accusati rispettivamente di aver ripreso la scena e di aver avuto un rapporto sessuale con la ragazza. Entrambi sono stati assolti in primo grado e ora anche in appello, nonostante la Procura Generale avesse chiesto condanne a 4 e 7 anni (erano 9 anni a testa le pene richieste inizialmente in primo grado).

In passato, due giudici per le indagini preliminari avevano ritenuto fondate le accuse e avevano disposto per entrambi la custodia cautelare in carcere, sulla base delle dichiarazioni della giovane e dei video acquisiti. Tuttavia, già il Tribunale del Riesame di Bologna aveva annullato le misure, ritenendo non sussistenti i presupposti del reato.

Secondo le motivazioni della sentenza di primo grado, poco prima del rapporto sessuale la ragazza aveva parlato sia con amici presenti che con la madre al telefono, rispondendo in modo lucido e coerente alle domande, segno – per i giudici – della sua capacità di intendere e volere in quel momento. Dai video, inoltre, non emergerebbero segni di costrizione o comportamenti forzati da parte dei due uomini, né una condizione di totale incoscienza o passività della ragazza.

Il filmare la scena – pur giudicato un comportamento “rozzo e deprecabile” – non avrebbe, secondo i giudici, favorito o aggravato la presunta violenza. Di parere contrario la pm Angela Scorza, che aveva impugnato la sentenza parlando di una “scena raccapricciante” e di una vittima “completamente indifesa” e oggetto di un comportamento “denigratorio”.

La vicenda ha suscitato forti reazioni nell'opinione pubblica, con manifestazioni e cortei organizzati da associazioni contro la violenza di genere già dopo la prima assoluzione.

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