Svelato il sistema Bari. "Per il voto voglio la bombola del gas". Le chat

Le intercettazioni smascherano il meccanismo di corruzione elettorale. Il database con 2mila nomi e copie fronte-retro delle carte d'identità

Di Redazione Cronache
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Il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli  e Alessandro Cataldo marito dell’assessore regionale Anita Maurodinoia
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Inchiesta Comune Bari, così si otteneva il voto richiesto. Le telefonate tra gli indagati

Non c'è pace per il Comune di Bari e la Regione Puglia, come se non bastassero le presunte infiltrazioni mafiose e i contatti diretti con la sorella del boss, adesso il sindaco Decaro e il presidente Emiliano devono fare i conti con una nuova grana giudiziaria. Al centro Anita Maurodinoia, sino a ieri assessore regionale del Partito democratico, indagata nell’inchiesta della procura di Bari su - riporta La Stampa - una presunta compravendita di voti che ha portato alla rielezione di Antonio Donatelli a sindaco di Triggiano. Ai domiciliari il primo cittadino e il marito dell’assessore, Sandro Cataldo. Dieci le misure cautelari. Le intercettazioni della procura raccontano un meccanismo di corruzione elettorale.

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"Senti, - dice al telefono un ex consigliere di Bari indagato con la sua fonte e lo riporta La Stampa - allora io ho tutti questi contatti, più di 2000 persone che noi ogni anno, ogni volta che facevamo la campagna elettorale, noi compravamo i voti. Ti dico anche il sistema che facevamo: lui che è un genio, su questo bisogna riconoscerlo, lui aveva un sistema infernale che nessuno sa al mondo secondo me. Lui ti sapeva dire se tu lo votavi o meno attraverso questa tecnica. Avevamo 7-8 formule di voto".

Ma non solo. Un’intercettazione - prosegue La Stampa - racconta altre utilità: "La signora è venuta di nuovo e ha detto: ho tutti gli amici di mio figlio per votare, faccio venire mio figlio per il rappresentante di lista, però voglio la bombola del gas". Un altro ancora ricordava di avere "10 figli" per sottolineare la necessità del pagamento del voto. "E anche lei vuole la bombola che non ha il gas per cucinare", si legge ancora. L’inchiesta poggia sui clamorosi ritrovamenti fatti dalla polizia giudiziaria, relativi a un database che conteneva più di duemila numeri di telefono, copie fronte retro delle carte d’identità e relativa scheda elettorale corrispondenti ad altrettante persone.