Prima paghi, poi avrai giustizia. Contributo Unificato, gli avvocati in Cassazione contro la tassa
L'Ordine degli avvocati di Roma chiede un pronunciamento del Procuratore Generale per un'interpretazione della norma
Pagare prima, poi avere giustizia: riforma del Contributo Unificato, contro la tassa avvocati in Cassazione
Una tassa per iscrivere al ruolo una causa, lo ha stabilito la nuova Legge di Bilancio che ha introdotto 3 scaglioni che – ad esempio - in una controversia del valore di 10 euro, chiedono di versare allo Stato un contributo di 43 euro ai quali va aggiunta la marca da bollo “scambio” da 27 euro. In realtà quello che è stato sancito con la Finanziaria è che chi è povero non può fare causa a nessuno, perché se non paga la tassa sulla Giustizia, la Cancelleria del Tribunale non iscriverà la causa a ruolo. Anche nei casi di controversie sostenuto dagli avvocati col gratuito patrocinio. La differenza rispetto al passato è che ora l'iscrizione a ruolo è "adesso è condizione di procedibilità del procedimento".
L'Ordine degli avvocati di Roma si appella alla Cassazione
Su questa norma norma obbligatoria, che si scontra col diritto Costituzionale alla difesa, si è schierato l'Ordine degli Avvocati di Roma che ha deciso di chiedere un'interpretazione della norma alla Cassazione. La nuova regola, di fatto, obbliga chiunque voglia intentare una causa di lavoro o un procedimento di sfratto per morosità a pagare la tassa decisa dallo Stato secondo un principio legato al valor del contenzioso, per fortuna con una serie di riduzioni. Ma sempre in proporzione.
Il parere pro veritate
“In pratica - sottolineano il presidente e il segretario dell’Ordine degli Avvocati di Roma Paolo Nesta e Alessandro Graziani - chi vuole avere giustizia deve pagare, indipendentemente da qualsiasi valutazione giuridica sugli atti del futuro procedimento”. Il parere pro veritate dei Professori Avvocati Giorgio Costantino e Antonino Galletti, evidenzia forti perplessità di rilievo costituzionale proprio per il fatto che l'esercizio dell'azione in giudizio viene subordinato al pagamento di una somma di denaro. Di qui la decisione del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma di rivolgersi al Procuratore generale della Corte di Cassazione affinchè Egli si faccia promotore presso la Suprema Corte ed essa eserciti la sua funzione interpretativa della legge.
"L'unica via percorribile è un'enunziazione della Suprema Corte
“Giuridicamente l'unica via percorribile - sottolineano Nesta e Graziani - è quella di pervenire all’enunciazione, da parte della Corte e nell'interesse della legge, della corretta interpretazione della disciplina legale applicabile ed alla valutazione della costituzionalità della normativa introdotta, al fine di non arrivare all'assurdo di attribuire direttamente al cancelliere il potere-dovere di impedire l’instaurazione o la prosecuzione di ogni processo. In spregio del diritto di difesa, che è garantito dalla Costituzione”.