Torino, operato il ragazzo ferito col machete: gamba amputata

Il 23enne ha rischiato di morire dissanguato e solo con l'amputazione dell'arto sinistro i medici gli hanno salvato la vita

Di Redazione Cronache
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Torino, operato il ragazzo ferito col machete: i medici hanno dovuto amputare la gamba. E' caccia all'aggressore 

E' stato ferito a Torino a colpi di machete, fino all'ultimo i medici hanno tentato di preservagli la gamba colpita ma alla fine hanno dovuto amputarla per salvargli la vita. Il ragazzo, 23enne, era con la fidanzata quando è stato aggredito nel quartiere Mirafiori Nord. Motivo? Gelosia. Ci sarebbero delle avance non richieste e spregiudicate, una foto osé che la vittima aveva inviato via whatsapp, nei giorni precedenti, alla fidanzata dell’aggressore. Anche se la pista della vendetta "d'onore" non convince del tutto gli investigatori.

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Martedì sera i medici del Cto di Torino, dopo due interventi in 24 ore, lo hanno dovuto portare in sala operatoria per la terza volta e gli hanno dovuto amputare la gamba sinistra sotto al ginocchio, per salvargli la vita. I due tentativi precedenti di rivascolarizzazione dell’arto, offeso dai colpi di machete, non hanno dato i risultati sperati. Il ragazzo è ancora intubato e ricoverato nel reparto di terapia intensiva, in prognosi riservata. Ha rischiato di morire dissanguato sul marciapiede a due passi da casa. La ragazza che era con lui ha subito allertato il 112. I residenti hanno sentito le urla del ferito che perdeva sangue. Il ragazzo è ancora vivo grazie alla prontezza di riflessi di un operaio dell’Anas, che lunedì sera passava in via Panizza e l’ha soccorso stringendogli una cintura a monte del taglio, per fermare l’emorragia.

Sono stati due torinesi parte della stessa comitiva a colpire il ragazzo, scappando poi a bordo di uno scooter T-Max. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera al momento è stato fermato un giovane milanese di nobili origini, che sarebbe anche ricercato in Spagna. Hanno interrogato i famigliari e la fidanzata del ferito: ma la pista delle presunte avance alla ragazza del rivale, e della sete di vendetta dell’aggressore, non convince del tutto gli investigatori. La “questione d’onore” tra membri della stessa comitiva continua a rimanere una ragione troppo debole agli occhi degli agenti per motivare una reazione tanto violenta.