Trivelle di fronte al Parco del Delta del Po, il governo prepara il via

Siamo in una fase di emergenza nazionale ed internazionale in merito all’energia e siamo costretti a ricorrere a tutte le opportunità del suolo nazionale

di Ezio Pozzati
Trivelle 
Cronache

Trivelle nell'Adriatico, di fronte al Parco del Delta del Po il Governo si prepara a dare il via libera 

Per l’ennesima volta mi accingo a scrivere un articolo in merito all’estrazione del metano dai giacimenti siti a sud est del Veneto. Fino a pochi giorni fa l’unica cosa che abbiamo visto è stato il sondaggio di alcune aree da parte di compagnie minerarie per la ricerca di idrocarburi, tra l’altro autorizzate. Siamo in una fase di emergenza nazionale ed internazionale in merito all’energia e, di conseguenza, siamo costretti a ricorrere a tutte le opportunità che il suolo nazionale può produrre per sollevare la dipendenza da nazioni che, come la Russia, non rispettano alcun accordo sottoscritto, facendosi beffe anche di una dirigenza europea poco efficacie nel prendere provvedimenti (pare che lo sport praticato sia il rimandare) e da settembre attendiamo ancora una soluzione.

Ora, per favore, non ascoltate me che non sono un tecnico, ma ascoltate quanto ha lasciato detto, scritto e filmato il compianto Prof. Ing. Mario Zambon in riferimento all’estrazione del metano. In una conferenza tenuta dal Consorzio di Bonifica Delta Po Adige disse che “il sottosuolo che troviamo nell’Adriatico che va da Venezia a Ravenna fino a giungere i confini con la ex Jugoslavia è come il formaggio gruviera (quindi fatto di buchi) i cui pozzi sono collegati fra di loro”.

Per fare un esempio possiamo dire che se faccio una estrazione a Ravenna o nell’Adriatico a lungo andare ho un fenomeno che si chiama bradisismo e che coinvolge Venezia. Tutto cominciò “Nel 1935 le prime perforazioni con ben 13 pozzi e una centrale di compressione. Non ci è parso vero di poter diventare ricchi con una risorsa naturale e così ci siamo gettati “anima e core” in questa illusione, degna dei migliori maghi. Pensate, infatti, che appena 4 anni dopo, perciò nel 1939, il numero dei pozzi era lievitato a 64 e le centrali triplicate. Che dire? Ci abbiamo creduto decisamente molto. Fortunatamente la guerra ha bloccato questa cosa per un breve periodo. Nel 1946 il gas estratto superava i 26 milioni di m³ e nel 1950 erano qualcosa di pazzesco: 170 milioni di m³.”

Fonte Il metano e la sua estrazione in Polesine: il sogno che diventa incubo (italiani.it) Una ricerca scientifica tratta da: I giacimenti di metano in Italia: un'assicurazione contro i terremoti? (saperescienza.it) ci dice che nel sottosuolo dove c’è il metano i terremoti si sentono, ma non creano danni importanti (noi in Italia sappiamo cosa sono, quanto ci sono costati e quanto ci costano tutt’oggi).

Ora il Governo si appresta a dare il via alle estrazioni giustificando gli interventi dal di sotto del 45° parallelo (che dista 3 km in linea d’aria da casa mia) oltre le 12 miglia e con l’ambizione di non intaccare il sottosuolo di Venezia e tutta la fascia ritenuta Patrimonio dell’UNESCO. Domanda: avete valutato bene? Avete letto la documentazione dettagliatamente? Moralmente, siete a posto con la vostra coscienza? Questi territori hanno già dato molto, forse troppo, però quello che mi rammarica è di continuarmi a chiedere: dove sono i nostri Politici del Territorio? Le Regioni Veneto, Emilia Romagna e le Istituzioni Europee, quelle Internazionali riusciranno a rallentare se non a fermare quella che non è più una ipotesi? Ringraziamo anticipatamente tutte le persone che hanno a cuore un territorio splendido e fragile come il nostro.

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