Turetta, Impagnatiello e gli altri killer a sangue freddo, l'orrifica reincarnazione di Amleto e Otello

Le ombre dei due oscuri personaggi letterari si allungano e feriscono la nostra società, incapace di orientarsi in mezzo a tanta enigmatica follia sentimentale

Di Menotti Lerro
Cronache

L'orrifica reincarnazione di Amleto e Otello

Tra i grandi, oscuri personaggi letterari, Amleto e Otello sono certamente da identificare tra i più moderni, facendo arrivare la loro lunga ombra sulla società contemporanea. Figlio di un re assassinato barbaramente dal fratello, il quale poi (beffa ulteriore) sposa sua madre, Amleto simboleggia e rimanda perfettamente a quanto avviene oggigiorno, non di rado, nei fatti di cronaca nera più cruenti.

Così come altrettanto attualissima è la figura (e il “complesso”) di Otello che, roso dalla gelosia, uccide a sangue freddo, strangolandola, la dolce e fedele Desdemona (come non pensare alla giovane Sarah Scazzi strangolata – proprio per sentimenti di gelosia – da sua zia Cosima e da sua cugina Sabrina…).

Condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, Filippo Turetta, con il suo volto da bravo ragazzo (maschera perfetta dei tempi) ci ricorda, per certi aspetti, proprio l’Otello, la sua poca autostima e il suo desiderio incontrollato di possesso, fino alla distruzione fisica dell’oggetto-corpo “amato”, pur di non perderlo o, meglio detto, pur di non cederlo, forse, ad un ipotetico altro.

E a proposito di desiderio e di possesso estremo, ritornano alla mente gli omicidi cruenti del giovane serial killer statunitense Jeffrey Dahmer negli anni Ottanta, a cui il poeta Thom Gunn volle dedicare degli appassionati componimenti (che non poco furono criticati per la loro supposta inadeguatezza) atti, si badi bene, non a giustificare, ma a cercare, questo sì, di comprendere da dove fossero partite le scintille che avevano acceso la follia omicida capace di “appagare”, probabilmente, attraverso la mutilazione dei corpi, il desiderio profondo di dominio di cui Dahmer soffriva in modo patologico.

E altrettanto morboso sembra essere stato il sentire del giovane quattordicenne americano Sewell Setzer, che si è tolto la vita, si dice, dopo essersi innamorato perdutamente di un software, restando poi angosciato nell’averne compreso l’impossibile reale corrispondenza da parte della stessa figura virtuale. Tutto ciò ci ricorda velatamente la fine dell’Ofelia shakesperiana, suicida in un fiume dopo aver perso l’amore del suo così mutato, da una pur finta follia, principe di Danimarca, Amleto, il quale aveva, tra l’altro, accidentalmente (scambiandolo per il re) ucciso anche il padre della stessa fanciulla.

Come afferma la sempre brillante psicoterapeuta e opinionista televisiva Maria Rita Parsi, in ogni azione di questo tipo gli aspetti psico-biologici, tristemente problematici, sono sempre da indagare da parte dei professionisti, nel senso che ogni crudeltà (non giustificabile da nessun punto di vista) parte inevitabilmente da una difficoltosa gestione dei propri sentimenti e dei propri impulsi. Ed ecco come avviene, non di rado, che ci si imbatta in quei “Mostri” acutamente analizzati dall’anglista Maria Teresa Chialant in vari suoi scritti di alta saggistica letteraria.

La categoria dei personaggi mostruosi, infatti, “si rivela saldamente intrecciata al discorso sulla ‘diversità’ e sulla ‘differenza’” (la “creatura” del mitico Dottor Frankenstein ne è perfetto esempio). La letteratura – ricordiamolo – è sempre specchio della società “reale” (segnalo, inerente a questo argomento, anche il mio romanzo uscito per l’editore Guida di Napoli dal titolo “I Mostri di Anoir”, 2019).

Tornando al caso di Filippo Turetta, c’è da dire che purtroppo per lui (e non solo per lui) sarà costretto a pagare le conseguenze del suo crimine con il giusto carcere a vita, così come a vita Giulia non potrà più respirare… Due giovani esistenze e due famiglie distrutte dalla – per dir così – poco sviluppata e mal gestita “cultura dei sentimenti” da parte del soggetto maschile in questione (ma ricordiamoci che la crudeltà non ha genere e i maschi sembrano più crudeli delle femmine solo perché più forti fisicamente…).

La follia omicida non ha risparmiato, per vendetta, neanche la moglie, Fatima Selmanay e la figlia ventenne, Sean, di un uomo rumeno, Veli Selmanaj, rientrato dalla Germania con un unico scopo omicida, messo poi barbaramente in atto. L’uomo ha così versato persino il sangue del suo sangue pur di vendicare dei presunti torti subiti.  

E ancora si è macchiato di un delitto orribile, premeditato in più tappe, Alessandro Impagnatiello, mettendo fine all’inestimabile vita di Giulia Tramontano con 37 feroci coltellate. Donna che era, tra l’altro, incinta di 7 mesi. Un duplice omicidio, quest’ultimo, difficile da immaginare, forse, finanche per la fervida penna del padre dei drammaturghi, quel William Shakespeare nato nella quieta Stratford-upon-Avon, in Inghilterra. Le ombre di Amleto e Otello, dunque, si allungano e feriscono la nostra società (mettendo in atto il “male assoluto” e la “banalità del male”) incapace di orientarsi in mezzo a tanta enigmatica follia sentimentale.

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