Ucraina, Pnrr e post Bergoglio: ecco come Zuppi "frega" il cardinal Parolin

Il Segretario di Stato Parolin è stato messo da parte in maniera netta e incontrovertibile da Papa Francesco

Di Giuseppe Vatinno
Cronache

Dall'Ucraina al Pnrr, le mosse di Zuppi – Paglia per far fuori Parolin 

Non sarà sfuggito come il Presidente della CEI, il cardinal Matteo Zuppi, abbia praticamente esautorato dal dossier Ucraina il Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin a cui, istituzionalmente, spetterebbe questo compito. In effetti quello che sta succedendo in Oltretevere è assolutamente inusuale. Si tratta, di fatto, di una messa a riposo anticipata di Parolin, scelto del resto a suo tempo dallo stesso Papa Francesco.

Cosa sia effettivamente accaduto non è dato di saperlo ma gli effetti sono ben visibili a tutti. Francesco si fida solo di Zuppi e non di Parolin che, da diplomatico esperto, ha cercato di parare alla meno peggio il colpo precipitandosi a dire che la missione a Kiev di Zuppi è stata pienamente concordata con il suo benestare. Purtroppo per lui però non è così.

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Parolin è stato messo da parte in maniera netta e incontrovertibile. Il Papa gli ha detto di fare un passo indietro e così lui è stato costretto a fare. Non sfugge anche che dietro questa anomalia ci siano dietro diverse cause. Papa Bergoglio, da quando è scomparso il Papa Emerito Benedetto XVI, si è dato veramente molto da fare.

La prima cosa che fece fu proprio un incontro privato con Giorgia Meloni in cui i due costituirono le fondamenta di un saldo rapporto umano tramutatosi poi nel tempo anche in politico, vedi la questione dei migranti, dell’utero in affitto e di Emanuela Orlandi.

Inoltre c’è la gestione del Pnrr a cui accede la Caritas diocesana. Fu proprio Zuppi a dire: “Stato e Chiesa devono collaborare sicuramente per contrastare la povertà e per favorire l’educazione. La vera collaborazione può essere messa in atto in ogni campo. Insieme devono promuovere la costruzione e la diffusione del senso di comunità, dei diritti, dei doveri, ma mettendo sempre al centro di tutto la persona. Non bisogna perdere l’occasione del Pnrr”.

Subito dopo Papa Francesco ha provveduto alla riorganizzazione del vicariato romano con il documento “In Ecclesiarum Communione” che porta la data del 6 gennaio 2023. In pratica con tale atto il Papa mette sotto tutela il cardinal De Donatis tramite il reggente monsignor Baldassarre Reina. E qui c’entra di nuovo Zuppi.

Infatti De Donatis non era in sintonia con la potente comunità di Sant’Egidio fondata dall’ex ministro Andrea Riccardi, di cui Zuppi è espressione tramite monsignor Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni e Presidente della Pontificia accademia per la vita nonché consigliere spirituale di Sant’Egidio.

Paglia finì indagato per una compravendita di un castello a Narni –aveva la gestione degli immobili della Diocesi- e fu prosciolto dopo le indagini preliminari. I conservatori gli rimproverano anche un affresco omoerotico nella Cattedrale di Terni in cui è rappresentato semi - nudo con lo zucchetto episcopale. Potrebbe a breve divenire una presenza ingombrante per lo stesso Zuppi in un periodo di grande incertezza pastorale.

Il duo Zuppi – Paglia ha agito concretamente nei fatti per mettere all’angolo proprio Parolin. Non può passare inosservato che solo qualche giorno fa Paglia è uscito sul Corriere della Sera con una intervista elogiativa del cardinal Zuppi in Ucraina. Intervista in cui non cita mai Parolin. Francesco sta preparando inoltre la sua successione e un conclave potrebbe non essere lontano e si parla insistentemente di un Papa italiano.

I contendenti principali sono due, proprio Parolin e Zuppi, più qualche cardinale outsider, come sempre avviene in questi casi. Zuppi ha fiutato l’aria e sa che ce la potrebbe fare e quindi sta sovraesponendosi mediaticamente con l’aiuto di Paglia ai danni di Parolin. Ma attenzione, il cardinale veneto è tutt’altro che un ingenuo e vanta una raffinata esperienza diplomatica che potrebbe dispiegare proprio contro Zuppi facendolo fuori per la corsa al Soglio di Pietro.

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