Ultima Generazione ha stancato: il blitz all’albero Gucci a Milano è un flop

Qualcuno dice che dopo l’azione di UG l’aspetto estetico del contestato albero sia migliorato. Ma i più sono indignati dagli imbrattatori seriali

Di Giuseppe Vatinno
Ultima Generazione: blitz albero Gucci
Cronache

Ultima Generazione ha stancato: il blitz all’albero Gucci a Milano è un flop

Ultima Generazione colpisce ancora. Gli eco-imbrattatori -che qualcuno chiama come il ministro Salvini eco-imbecilli ed altri eco-terroristi- ieri hanno imbrattato l’albero di Natale di Gucci alla Galleria Vittoria Emanuele, a Milano.

E se qualcuno, un po’ perfidamente, ha detto che l’aspetto estetico dell’albero -che è composto da valigie argentate impilate- è migliorato, resta il fatto che le azioni provocatorie continuano, principalmente nella città meneghina e a Roma, provocando le ire della gente.

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E ieri il copione, intorno alle 12, si è ripetuto quando il solito gruppetto di tre attivisti è salito alla base dell’albero, ha estratto un bidone di vernice arancione e l’ha tirata addosso alla struttura, creando questa volta –a sua insaputa- un suggestivo cromatismo argento – arancione. Tuttavia i passanti non l’hanno presa, come al solito, bene e al pari degli automobilisti romani che qualche tempo fa hanno insultato e picchiato i militanti hanno cominciato a rispondere per le rime al solito esagitato ragazzotto proclamatore. “Questo è un grido di allarme!” –ha scandito il ragazzotto - mentre una donna gli ha gridato “ma vai a cagare, te e il grido di allarme!”. Nel frattempo qualcuno ha cercato di tirarlo giù, ma la floridità del portavoce ha giocato a suo favore e ad avere la peggio è chi ha tentato di spodestarlo.

I tre non si sono quindi fatti schiodare e anzi hanno replicato: “Ci stiamo lasciando uccidere dal nostro governo. Unitevi a noi!”. E poi ancora: “L’'Albero di Natale di Gucci è stato preso come esempio di ‘spreco e ostentazione del lusso’. Un'azienda che fattura 10 miliardi l'anno, dà un milione in beneficenza e intanto continua ad alimentare un sistema di lusso e di consumo”. Per contrastarli occorrerebbe arruolare qualcuno della stessa loro parte politica, come Soumahoro che rivendicò appunto il “diritto al lusso” per sua moglie e poi sappiamo come è andata a finire. Molta confusione sotto il cielo il clima è propizio, direbbe Mao.

Sembra di essere tornati al ’68 quando i contestatori tiravano le uova marce sulle pellicce delle signore che andavano alla prima de La Scala. Ed infine il pistolotto vira verso la critica al sindaco Sala che almeno teoricamente dovrebbe stare dalla stessa parte politica degli eco-imbrattatori ma si sa che da quelle parti la compattezza è difficile, e un signore che si chiamava Trotskij e che prese una picconata dagli sgherri di Stalin lo sapeva bene: "L'albero di Gucci oltre ad essere stato ampiamente criticato, è simbolo di un stile di vita totalmente insostenibile. Un stile di vita scandaloso davanti al divario economico in Italia. Invece di concedere il prezioso spazio della Galleria Vittorio Emanuele a una multinazionale del lusso, alimentando così la chimera del consumismo, il Comune di Milano potrebbe usare questo luogo a favore di iniziative sociali o istruttive per tutta la popolazione".

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