Università degli orrori a Catanzaro, animali decapitati vivi nei laboratori: 12 arresti
“Non sempre le procedure di soppressione venivano rispettate", racconta un testimone
Animali decapitati vivi nei laboratori dell'Università di Catanzaro: 12 arresti
Animali vivi torturati, sbattuti violentemente al muro o decapitati, gabbie sporche, stabilimenti privi delle minime condizioni igieniche e ambientali. Sono i dettagli che emergono dall’inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro che ha portato all’esecuzione di 12 misure cautelari a carico di alcuni docenti dell’Università Magna Graecia e di dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale.
Tra le accuse mosse ad alcuni indagati c’è anche quella del maltrattamento e dell’uccisione di animali all’interno dei cosiddetti “stabulari”, laboratori scientifici allestiti nell’ateneo catanzarese e adibiti alla sperimentazione sugli animali per finalità di ricerca. Un vero e proprio “film dell’orrore”, quello che l’ordinanza descrive sulla base delle testimonianze di alcuni degli operatori che hanno lavorato in uno di questi “stabulari”.
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In particolare, un testimone racconta: “Le gabbie erano costantemente sporche e dovevamo essere noi a pulirle nonostante fosse una responsabilità dello stabularista. Poi, avveniva spesso che durante il fine settimana saltava la corrente e, per questo motivo, trovavamo le luci accese o spente, diversamente da come le avevamo lasciate in precedenza. Voglio precisare che questa cosa non andava bene poiché tutti gli animali stabulati necessitavano di ricevere la luce o il buio in maniera opposta a quella esterna...”.
Un'altra testimonianza aggiunge: “Non sempre le procedure di soppressione venivano rispettate. Io personalmente procedevo alla soppressione solo se potevo sedare l’animale e potevo ucciderlo secondo le procedure. Ho assistito, invece, ad alcuni casi di decapitazioni di animali senza anestesia... È capitato che, a causa di ciò, gli altri ratti abbiano sentito l’odore del sangue derivante dalla decapitazione e si siano agitati. Ciò può costituire un problema anche a fini scientifici, perché se gli altri animali si agitano, oltre a diventare ingestibili, producono il cortisolo che incide sui risultati delle analisi...Infine ricordo che quando ero arrivata da poco a lavorare presso lo stabulario, mi fu raccontato che, almeno in un’occasione, per sopprimere un animale, pare venne scagliato al muro...”. E infine, un ultimo testimone racconta che "per ciò che ricordo, trattandosi di fatti avvenuti alcuni anni fa, la citata procedura di decapitazione era piuttosto cruenta e gli animali erano vivi”.