Vannacci, dietro la promozione le Europee: mossa di Meloni per fermarlo

Il generale sarebbe stato "promosso" per evitare una sconfitta in tribunale e frenarne la corsa in politica per le Europee. "Cecchettin? Non è un femminicidio"

Di Redazione Cronache
Roberto Vannacci
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Vannacci, la doppia mossa del governo. Ecco cosa c'è davvero dietro alla sua nomina

Il generale Roberto Vannacci è tornato a far parlare di sè, dal ministero della Difesa infatti è arrivata quella che ha tutta l'aria di essere una promozione, anche se Crosetto parla di un normale incarico: il militare è stato nominato capo di Stato maggiore del Comando Forze Operative Terrestri. Vannacci si trasferirà a Roma. Per avere un incarico "a lui consono", che però "non è una promozione", secondo il governo. Mentre il procedimento disciplinare aperto dopo la pubblicazione del libro “Il mondo al contrario” non si è ancora concluso. Dietro questa mossa del governo - si legge su La Stampa - ci sarebbero due motivazioni, una militare e l’altra politica. Dal punto di vista dell’esercito risarcire Vannacci con la nomina di ieri serve a dargli un incarico all’altezza del suo status. E quindi a evitare che il generale faccia causa e vinca in tribunale dopo la polemica di quest’estate. L’ex parà però dovrà rispondere a due suoi superiori. Ma in questo modo, è il ragionamento, Vannacci non potrà più dire di essere stato messo da parte per ragioni politiche. E qui entra in scena la seconda motivazione.

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Dentro Fratelli d’Italia - prosegue La Stampa - sono convinti che se Vannacci fosse stato redarguito dal suo superiore, senza l’entrata in scena del ministro, del caso non si sarebbe parlato così tanto. Il conflitto con il generale era ciò che Meloni temeva di più. Perché rappresentava l’accusa di aver cambiato linea una volta entrata a Palazzo Chigi. Vannacci poi dice la sua sull'omicidio commesso da Filippo Turetta. "Non mi piace chiamarlo femminicidio. Quindi l’assassinio di un tabacchino lo chiameremmo commercianticidio? Se l’omicidio di una donna diventa più grave di quello di un uomo si viola il principio di applicazione universale della legge". E poi: "Il paradosso è che pensare che la responsabilità di quella che chiamiamo cultura patriarcale sia di uomini forti e prevaricatori: è il contrario. Sono gli uomini deboli a fare del male alle donne. Noi educhiamo uomini deboli, non uomini forti". Per Vannacci "quelli che ammazzano le donne sono uomini che non sanno stare da soli, che sono dipendenti da loro e che, quando temono di venire abbandonati, perdono la testa. Altro che maschi patriarcali: sono mollaccioni e smidollati che abbiamo prodotto noi".

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