Vannacci, la Feltrinelli nasconde il libro. A Roma si trova solo "a richiesta"

Peggio del “Mein Kampf” di Adolf Hitler, il libro del generale Vannacci sembra introvabile nelle librerie Feltrinelli

Di Giuseppe Vatinno
Roberto Vannacci
Cronache

Vannacci, la Feltrinelli nasconde il libro. A Roma si trova solo "a richiesta" e con difficoltà

Peggio di “Mein Kampf” di Adolf Hitler. Se si cerca in una delle tante librerie Feltrinelli in Italia il nuovo libro del generale Vannacci non si trova. È opportunatamente nascosto, occultato, sottratto sapientemente ai possibili acquirenti. Certo che se è una strategia editoriale è azzeccatissima ma pensiamo purtroppo che si tratti di semplice censura, un’arte in cui la sinistra è espertissima e non ha niente da imparare dai tempi di Stalin, Pol Pot e Mao.

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Dopo il travolgente successo del primo libro auto-prodotto, “Il mondo al contrario”, il secondo, “Il coraggio vince” (edizioni Piemme) era attesissimo ma la mannaia dei Signori del Politicamente Corretto è calata affilata: il libro del generale non si deve vedere per limitarne le vendite e quindi limitare la diffusione del pernicioso pensiero che sarebbe poi, sostanzialmente, quello del buon senso. Pare, si dice, sembra che anche altri libri siano finiti nelle smanie censorie della catena libraria più famosa d’Italia, fondata peraltro dal bombarolo Giangiacomo Feltrinelli, nome di battaglia “Osvaldo”, che riuscì tafazzianamente a farsi saltare in aria mentre piazzava un ordigno su un traliccio elettrico a Segrate, non prima però di aver fondato nel 1970 i GAP (Gruppi d’Azione Partigiana) che fanno parte della rinomata genìa delle formazioni terroristiche, la cui più nota è quella delle Brigate Rosse.

A dire il vero pure altri libri avevano subìto la stessa sorte: come ad esempio “La versione di Giorgia”, il libro-intervista con Giorgia Meloni scritto dal direttore de il Giornale Alessandro Sallusti. Presa con le mani nel sacco la Feltrinelli tace.  Gli strenui difensori della libertà d’espressione hanno provveduto a mimetizzare le poche copie in anfratti irraggiungibili affinché gli autori scomodi non siano trovati dai lettori e tutto questo avviene nell’Italia del 2024 e non nella Russia di Putin o nella Cina comunista di Xi Jinping. Abbiamo fatto una prova a Roma, in tre grandi Feltrinelli. In quella di via Appia Nuova lo hanno occultato sotto il banco informazioni.

In quella centralissima e storica di Largo Argentina lo devi chiedere tre volte e alla fine un commesso che ti guarda come se fossi un SS in libera uscita lo tira fuori da un magazzino vicino ai bagni (a pagamento), idem in quella di viale Eritrea. Quello che sta accadendo è la prova provata che la Feltrinelli è rimasta agli anni ’70 e alle smanie rivoluzionarie del ricchissimo fondatore. Nel contempo fa riflettere che Mediaset invece è sempre stata tollerantissima con la sinistra tanto che intere generazioni di ex sessantottini sono transitati per gli studi di Cologno Monzese e Bianca Berlinguer, figlia del più famoso segretario del Partito comunista italiano, si è trasferita in pianta stabile riccamente foraggiata di denari. È vero che business is business però un po’ di reciprocità forse non guasterebbe, se non altro per non farsi male da soli.

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