Vaticano, le carte svelano tutto: "Palazzo di Londra? Così ci hanno truffato"

Il segretario di Stato Pena Perra depone sul caso. Le false rassicurazioni sull'investimento e il doppio gioco di avvocati e broker

Cronache

Vaticano, la deposizione di Pena Perra. Svelato il perchè dell'acquisto

Lo scandalo del Vaticano che ha portato a processo il cardinale Becciu e altri imputati tra avvocati e broker, relativo alla compravendita di un palazzo a Londra, arriva ad un punto di svolta. A deporre in aula infatti è il segretario di Stato Peña Parra, il successore di Becciu e le sue sono pesanti accuse verso chi ha fornito false rassicurazioni alla Chiesa su quell'affare: "Siamo stati truffati". Così Pena Perra - si legge su Repubblica - accettò di rilevare il 100% della proprietà del palazzo di Londra al centro del processo in corso in Vaticano. Una strada, poi rivelatasi un vicolo cieco, imboccata dopo aver sollevato molti dubbi, chiesto molti chiarimenti, e averne ricevuti da chi gli era stato presentato come avvocato della Segreteria di Stato ma rappresentava, al contempo, la controparte, il broker Gianluigi Torzi, oggi imputato nel tribunale dello Stato pontificio.

Quando l’arcivescovo venezuelano, che oggi viene ascoltato in aula come testimone, - prosegue Repubblica - arriva a Roma, a ottobre del 2018, la Segreteria di Stato ha già acquistato una quota del palazzo di Sloane avenue 60 e lo gestisce tramite una società del finanziere Raffaele Mincione. Un'eredità pesante. Una manciata di settimane dopo il suo arrivo, il 22 novembre, il capo dell’ufficio amministrativo, monsignor Alberto Perlasca, lo avverte dell'"alto rischio di perdita totale dell’investimento" e gli prospetta di rilevare l’intera proprietà. A stilare le rassicurazioni a Peña Parra era stato l’avvocato Nicola Squillace, «che all’epoca la Segreteria di Stato vedeva come il proprio legale», nota Peña Parra, ma più tardi si scopre che "lavorava in effetti per Torzi". Il seguito della vicenda è noto. Si apre il processo. Il danno complessivo è stimato tra i 65 e i 135 milioni di euro. Il Santo Padre e tutta la Chiesa sono arrivati alla convinzione che la Segreteria di Stato è stata vittima di una truffa.

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