Verdini, chiavette usb e incontri. "Così padre e figlio pilotavano appalti"
Le carte dell'inchiesta: "Il sistema testato sull'azienda Anas era pronto per essere esportato ovunque le relazioni lo consentissero"
Ecco come funzionava il "sistema" dei Verdini
Mentre sta già producendo turbolenze politiche, l'inchiesta sui Verdini concede nuovi dettagli. Il Corriere della Sera racconta quello che i magistrati considerano il "sistema gestito da Denis e Tommaso Verdini", che sarebbe stato "testato sull’azienda Anas, era pronto per essere esportato ovunque le relazioni lo consentissero".
È Denis Verdini, secondo i magistrati della procura di Roma, lo "stratega" e "socio di fatto" della Inver e ruota intorno a lui l'inchiesta su alcune commesse Anas che ha portato all'arresto di cinque persone tra cui suo figlio Tommaso. Nelle 82 pagine di ordinanza di custodia cautelare si parla anche dell'ex senatore di Ala che, nella vicenda, compare solo nelle vesti di indagato. "Emerge infatti che Denis Verdini è socio di fatto della Inver e percepisce in nero parte delle somme introitate dalla Inver, decide la sua strategia (sia sul versante privatistico che su quello pubblicistico) è colui che in virtù del suo peso politico e dei suoi rapporti con il sottosegretario Freni e con il dottor Bruno che incontra presso l’abitazione o il ristorante del figlio, assicura sponde o appoggi istituzionali tali da consentirgli - si legge nelle carte -, direttamente o tramite il figlio Tommaso, e Fabio Pileri di promettere e garantire ai vari Cedrone, Veneri, Petruzzelli avanzamenti di carriera in Anas o ricollocamento in posizioni lavorative di rilievo".
Quali erano gli ingredienti di questo sistema? Scrive il Corriere: "chiavette cariche di documentazione (riservata) che atterrano puntuali sulle scrivanie degli imprenditori. Funzionari pubblici che discutono di appalti con i responsabili delle aziende evidenziando una commistione di interessi proibita. Consulenti che, una volta perquisiti, pianificano acrobatiche strategie finanziarie per eludere i controlli".
Tra le carte citate del Corriere si legge: "Tre giorni dopo l’esecuzione delle perquisizioni Pileri (Fabio Pileri, indagato per corruzione e colpito da interdittiva, ndr) mostrandosi preoccupato per il rinvenimento delle pennette, in una intercettazione ambientale riferendosi a Ciccotto (Angelo Ciccotto, imprenditore indagato, ndr) ha esclamato: “Vuoi scommettere che lo scemo l’ha salvata sul computer?”».
Secondo il Corriere della Sera, "quella chiavetta usb rintracciata dagli esperti del nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf era stata consegnata, con il suo carico di informazioni preziose su una gara d’appalto, a Ciccotto poco tempo prima («L’ho lasciato contento — aveva fatto sapere Pileri al socio Tommaso Verdini — gli ho dato quella pennetta»)".
"Una serie di alti e bassi imprenditoriali condanna Ciccotto a veder sfumare i propri traguardi al tavolo degli appalti Anas. In quel caso Verdini jr promette di strapazzare il funzionario Domenico Petruzzelli venuto meno al patto di lealtà nei confronti dell’imprenditore", prosegue il Corriere della Sera.
"Ma come pagavano gli imprenditori?", si chiede il Corriere della Sera: "Spesso in contanti. Altre volte, secondo gli investigatori, tramite consulenze fittizie. Certo, in seguito alle perquisizioni della Gdf le preoccupazioni si erano intensificate: «È emerso che Denis e Tommaso Verdini, unitamente a Pileri, a seguito delle perquisizioni subite si stavano adoperando per proseguire il rapporto con gli imprenditori, interponendo una ulteriore società".