Vialli, simbolo dell'Italia che resiste. Dalla malattia all'abbraccio a Mancio

L'ex bomber Gianluca Vialli vera star dell'Europeo. L'abbraccio con Mancini, sintesi della sua storia e della rinascita italiana

Vialli Mancini 
IPA
Cronache
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Europei 2020, Vialli vera star della vittoria italiana. "Un esempio vivente" dice di lui Alessandro Florenzi dopo il trionfo sull'Inghilterra. Il capo delegazione degli Azzurri e il ruolo fondamentale al fianco del "gemello" Mancini nel plasmare una squadra d'eccellenza: Wembley è anche rivincita

Una figura chiave di questo Europeo che ha regalato all'Italia la seconda coppa dopo quella del lontano 1968. Ma non solo. "È importante che tutti lo sappiano. Noi abbiamo un esempio che ci dimostra ogni giorno come si deve vivere, come ci si deve comportare, in qualsiasi ambiente, in qualsiasi situazione. Ed è Gianluca Vialli". Queste sono le parole con cui dopo la vittoria Azzurra Alessandro Florenzi racconta l'ex bomber. "Per noi è speciale. Lui per noi è davvero un esempio vivente. Mi odierà, ma se lo merita".

Gianluca Vialli: campione in campo e nella lotta contro il cancro

Ma Vialli non è solo il leader dello spogliatoio. Anche la sua storia personale è esemplare. Prima giocatore di Sampdoria e Juventus, ora capo delegazione della Nazionale, nel 2017 scopre di avere un tumore al pancreas, "compagno di viaggio indesiderato" lo definisce in un episodio della docuserie Rai "Sogno Azzurro". Ma alla malattia l'ex centravanti non si arrende, scrivendo per sé, e per gli altri, una storia di resilienza e rinascita. "Devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai, sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni perché ci sono ancora molte cose che voglio fare" racconta. "Il cancro - continua Vialli - è più forte di me e se lo combatti perdi. Io non ci sto facendo una battaglia, perché non credo che sarei in grado di vincerla", si legge su Repubblica

Vialli e Mancini: un'amicizia più forte di ogni avversario

Con Roberto Mancini ha un'amicizia di lungo corso. "E' un leader serio e sa che non deve dimostrare nulla a nessuno - dice di lui -. Sin dal primo giorno l'obiettivo che ci siamo prefissati è sempre stato quello di far tornare a divertire i tifosi italiani, che si erano un po' allontanati. Credo sia giusto riportare l'Italia in cima al mondo. Questa Italia è un mix tra disciplina e libertà". Vialli e il ct Mancini non hanno condiviso solo l'abbraccio - già iconico - dopo la vittoria degli Azzurri che ha emozionato milioni di tifosi, "l'immagine più bella dell'Europeo", e quello durante la partita con l'Austria, dopo il gol di Chiesa.

Li chiamavano i gemelli del gol Vialli e "Mancio".  Regalarono il sogno ai tifosi della Sampdoria e portarono la squadra nel 1991 a vincere lo scudetto. Un legame solido già all'epoca ma che con il passare degli anni è mutato in una preziosa amicizia, anche fuori dal campo, e della quale raccontano in un'autobiografia, La bella stagione, gli stessi Vialli e Mancini con i giocatori di Vujadin Boskov. E ora Wembley chiude il cerchio. Una vittoria che è anche rivincita, per quella della Coppa dei Campioni sfiorata nello stesso stadio di Wembley 29 anni fa con la Sampdoria. E il loro abbraccio commosso esprime anche questo. La forza di un gruppo che ci ha sempre creduto, e al tempo stesso la storia di un Paese che si rialza dopo 18 mesi di buio.