Vietato l’ingresso ai cani e ai non vaccinati: Draghi umilia il Parlamento
Green Pass in esercizi pubblici: senza tempo di adottare un decreto-legge che comporta l’accordo di tutti i partiti in Cdm Draghi ha preferito un Dpcm fai da te
Green Pass per entrare negli esercizi commerciali: la situazione si fa sempre più grottesca
Dai decreti-legge matrioska siamo tornati ai Dpcm di Conte. Ormai siamo allo yo-yo della legislazione. Ma tanto non interessa più nulla a nessuno; il premier pretende di essere eletto al Quirinale e dunque – visto che i parlamentari non lo vogliono al Colle perché ciò potrebbe condurre ad elezioni anticipate – lui cerca di umiliarli il più possibile con tutti gli strumenti a sua disposizione.
Stavolta lo fa con un Dpcm con cui regola gli accessi dei non vaccinati in alcuni esercizi commerciali o uffici pubblici. Dal 1° febbraio, infatti, l’accesso ai negozi per l’acquisto dei beni di prima necessità, oppure per tutelare esigenze di salute, sicurezza e giustizia, sarà consentito anche senza il possesso del green pass, né quello base né tantomeno quello rafforzato. Dunque, per andare dal medico, dal veterinario, dall’oculista, in un ufficio pubblico per esigenze di giustizia indifferibili ed urgenti (come, ad esempio, la presentazione di una denuncia-querela) potrà avvenire anche senza il possesso della certificazione verde.
Per quanto riguarda invece il ritiro della pensione occorrerà il green pass base come da ultimo decreto-legge del governo; il Dpcm non ha previsto eccezioni. L’Inps è a secco di soldi e dunque meglio risparmiare sui pensionati non vaccinati.
Ma quali sono, per esempio, le “esigenze alimentari e di prima necessità” di cui parla la lettera a) dell’art. 1 del Dpcm? L’allegato al decreto fa riferimento alle sole attività di commercio al dettaglio, quindi – stando alla lettera – solo per l’acquisto di prodotti alimentari e bevande in supermercati e negozi, con esclusione di consumazioni sul posto. Ma tutti i tipi di alimenti potranno essere acquistati senza il green pass? Questo il decreto non lo specifica, infatti si parla genericamente solo di “prima necessità”.
Tentiamo un esperimento. Una persona non vaccinata che entra in un supermercato potrà comprare solo pane e pasta o anche una bottiglia di vodka? Risponde la vodka all’esigenza alimentare e di prima necessità della disposizione? Oppure il non vaccinato dovrà accontentarsi dell’acqua minerale? Medesimo discorso per il condimento di primo e secondo piatto. L’olio di oliva, quello extravergine di alta qualità, costa circa 12 euro al litro; quindi, potrebbe rientrare nei beni di “lusso” e pertanto il non vaccinato dovrebbe ripiegare sul burro, che costa meno di 1 euro ogni 250 grammi. Per il formaggio grattugiato è da evitare il parmigiano reggiano, che costa un occhio della testa, mentre per il sugo sarà meglio ripiegare sui prodotti sottomarca.
Secondo piatto. Il pesce nemmeno a parlarne, il non vaccinato potrà mangiare solo carne? Vitello e rosbif solo per i vaccinati con tre dosi, i non vaccinati petto di pollo e salamella. Dessert, nemmeno a parlarne; frutta solo mele, le banane costano troppo. Verdura a volontà. Immaginiamo che alla cassa dovrà esserci anche quello della vigilanza che aprirà la busta della spesa per controllare gli acquisti e lo scontrino.
Quirinale, Draghi rischia l'umiliazione
Scherzi a parte, la situazione si fa sempre più grottesca. Il premier è oramai un gatto infuriato, pretende di sostituire Mattarella al Colle e ha pochi giorni per convincere i gruppi parlamentari che sostengono il suo governo. Ma invece di trovare un accordo politico, umilia il Parlamento, tattica che ha iniziato a adottare dopo che centrodestra e centrosinistra hanno virato su candidati di bandiera. Questa volta non c’era il tempo di adottare un decreto-legge, anche perché comportava l’accordo di tutti i partiti che siedono in Consiglio dei ministri; quindi, ha preferito un Dpcm fai da te.
Nelle ultime ore Pd, M5s e Italia Viva hanno fatto una timida apertura verso Draghi, mentre il centrodestra – quantomeno ufficialmente – resta ancora su Berlusconi. L’idea dei giallo-rossi sembrerebbe quella di tentare Draghi già a partire da lunedì, portando tutto il centrodestra verso l’imbarazzo di dire no al premier. Ma nelle prime tre votazioni serve la maggioranza dei 2/3 dei componenti (673 voti), ed è probabile che questa mossa affondi definitivamente Draghi, restituendogli l’umiliazione. Parecchi del M5s, terrorizzati di perdere poltrona e stipendio, non voteranno per il premier. Da lunedì ne vedremo delle belle.