Violenza sulle donne, il vescovo di Verona Pompili emula Boldrini e Murgia

Dimenticandosi che per i cattolici come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così le mogli sono soggette ai loro mariti in tutto

di Gianni Toffali
Cronache

Il 25 novembre Monsignor Pompili, vescovo di Verona, ha ricordato due vittime della prostituzione assassinate in città

Nell' occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne che si è tenuta il 25 novembre, il vescovo di Verona Monsignor Pompili ha ricordato due donne vittime della prostituzione assassinate  sul territorio veronese dai propri clienti: "La violenza subita da Venetita e Lioara si inserisce in un più ampio fenomeno, quello della violenza maschile sulle donne. Ciò accade perchè viviamo in una cultura ancora patriarcale, mentre è importante abbandonare questi retaggi del passato".

Il neo Vescovo di Verona, forse nella foga e nell'intento di emulare la Boldrini e la Murgia, si è ingenuamente scordato  che per i cattolici la dignità patriarcale è subordinata alla dignità suprema del vescovo di Roma, quale vicario di Cristo e successore di Pietro, come capo del Collegio episcopale.

Per consequenzialità logica, alle parole dovrebbero seguire i fatti. Innanzitutto, Monsignor Pompili dovrebbe ripristinare (ma in veste modernista conciliare) la Santa Inquisizione e dichiarare seduta stante San Paolo il peggiore maschilista della storia della Chiesa.

Nella lettera agli Efesini, il perfido fallocrate ebbe la spudoratezza di affermare che "Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto".

All'epurazione del testo "femminilisticamente scorretto" (e pure omofobo perchè non contempla l'opzione marito marito o moglie moglie) il capo della Chiesa Scaligera dovrebbe sollecitare (e praticare durante le benedizioni pubbliche) la "correzione" del segno della Croce. Non più "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", ma un più moderno e matriarcale "Nel nome della Madre, della Figlia e della Spirita Santa".

Aggiustamenti che spazzerebbero i retaggi del passato, renderebbero giustizia alla parità di genere e soprattutto lancerebbero potenzialmente il vescovo di Verona al superamento in popolarità del maestro novatore per eccellenza: papa Francesco. 

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