We Are Social: "Chat sessiste? Abbiamo inviato indagine interna, ci scusiamo"
L'agenzia pubblicitaria si è autosospesa dall'UNA, l'associazione di categoria, in attesa di fare chiarezza sulle vicende
#Metoo della pubblicità, su Affaritaliani.it la posizione dell'agenzia "We Are Social": "Chiediamo scusa, abbiamo avviato indagine interna"
Gabriele Cucinella, uno dei tre fondatori di We Are Social, non nasconde la sua delusione. "Abbiamo deciso di avviare un'indagine interna - dice ad Affari - perché condanniamo atteggiamenti come questi. Ci siamo autosospesi dall'UNA". Ma il danno ormai è fatto e la reputazione dell'agenzia pubblicitaria impiegherà del tempo per tornare ai livelli (altissimi) a cui era arrivata. Il tutto, tra l'altro, orginato da una chat che è stata chiusa nel 2017. A riprova che la rete ha una memoria d'elefante e che difficilmente si può nascondere la polvere sotto il tappeto.
Cucinella, come rispondete alle accuse che vi vengono mosse?
Condanniamo fermamente quanto successo e siamo profondamente convinti che qualsiasi atteggiamento inappropriato, discriminatorio o di molestia non sia tollerabile e, proprio per questo motivo, abbiamo deciso di avviare un'indagine interna che affideremo a una realtà terza. Sin da quando We Are Social è nata abbiamo sempre avuto l’ambizione di creare un posto di lavoro in cui le persone si sentissero rappresentate, accolte e libere di esprimersi. Sottolineiamo che l’episodio risale a sette anni fa e che non appena ne siamo stati informati abbiamo effettuato un controllo interno. Purtroppo però sui nostri sistemi non avevamo la possibilità di identificare alcun contenuto perché la chat Skype non era utilizzata ufficialmente dall’azienda. Era stata creata da dei singoli, nessuno di noi tre fondatori dell’agenzia era presente al suo interno e non abbiamo avuto alcuna possibilità di risalire ai contenuti.
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E’ vero che esistono chat in cui vengono usate espressioni "ingiuriose" nei confronti delle donne dell'agenzia?
Possiamo confermare che esisteva una chat sulla piattaforma Skype di cui siamo venuti a conoscenza solo nel 2017, quando era già stata chiusa. We Are Social è stata coinvolta in un’ampia discussione sulla condizione femminile sul luogo di lavoro, in particolare nel settore delle agenzie di comunicazione. E' innegabile che esista un tema di cambiamento culturale che coinvolge l’intero settore e sul quale bisogna investire. Noi continueremo ad impegnarci nelle attività che portiamo avanti da anni per rendere l’ambiente lavorativo sempre più inclusivo.
E’ vero che diversi dirigenti hanno adottato atteggiamenti quantomeno volgari nei confronti delle donne?
Non possiamo sapere con esattezza chi fosse presente in quella chat. Avremmo forse potuto indagare di più, ma senza possibilità di accesso abbiamo ritenuto di procedere sviluppando azioni di formazione e sensibilizzazione. In We Are Social il clima aziendale è sano e l'attenzione per le persone è un fatto reale, un aspetto imprescindibile del dna dell’agenzia. Da tempo abbiamo implementato delle pratiche strutturate in questo senso. Tutti i dipendenti sono rigorosamente tenuti a rispettare il codice etico ed è attivo un processo interno di segnalazione di episodi ritenuti inadeguati. L’azienda ha costruito nel tempo un team interno dedicato a equity, diversity e inclusion e abbiamo organizzato inoltre diversi incontri di formazione sul tema. Nell’ambito della mental health è stato sviluppato un progetto formativo dedicato ai Manager, con due ricerche, survey interne annuali e indipendenti che monitorano proprio questo aspetto.
E’ vero che esistevano cene in cui venivano "valutate" le colleghe sulla base dell'aspetto fisico?
Non disponiamo ancora oggi di alcun messaggio, post, screenshot che lo testimoni. Condanniamo, come sottolineato, quanto accaduto a prescindere da modalità, luogo e numero dei partecipanti. Specifichiamo che quanto avvenuto non aveva alcun rapporto con lo stile e la modalità di vivere la nostra struttura, non era il sintomo di un clima generale nel 2016 e nel 2017. Mi conforta, da questo punto di vista, il fatto che stiamo ricevendo anche tanti messaggi di solidarietà da ex dipendenti.
Come si riparte dopo una "shitstorm" di queste dimensioni?
Abbiamo immediatamente avviato ulteriori indagini interne, come avviene per ogni segnalazione che viene portata all’attenzione dell’azienda. Abbiamo avviato tutte le iniziative a tutela dell'immagine e della reputazione non solo dell’azienda, ma soprattutto dei nostri dipendenti, delle loro famiglie e dei clienti. Valutiamo molto positivamente l’opportunità di aprire un confronto costruttivo sul tema dell’inclusione nei luoghi di lavoro per promuovere buone pratiche e affrontare questioni riguardo l’inclusione femminile nel lavoro e nella società, e ci siamo spesi attivamente per tale scopo. Continueremo a sviluppare iniziative sempre più efficaci per rendere We Are Social un luogo di lavoro in cui il benessere e la tutela delle persone siano al primo posto.
Prenderete provvedimenti internamente e riorganizzerete la governance?
Come sempre abbiamo scelto di agire in nome della trasparenza, avviando un'indagine interna che verrà affidata a una realtà terza. In virtù delle vicende che stiamo affrontando abbiamo deciso, seppur con rammarico, di autosospendere il ruolo della nostra agenzia dall’UNA - Aziende della Comunicazione Unite, fino a che la situazione non sarà definitivamente chiarita. Ribadiamo la nostra solidarietà e le nostre scuse verso le persone che sono state colpite da questo episodio.