Consip, Woodcock graziato dal Csm? Su Affari il verbale "prova". Esclusivo

Parlano i protagonisti di una delle vicende più intricate che hanno coinvolto il pm anglo-napoletano e il Csm

di Eleonora Perego
Henry John Woodcock, Luca Palamara, Riccardo Fuzio, Giovanni Legnini
Cronache

Woodcock “graziato” dalle correnti del Csm? Parlano i protagonisti: “Convergenza per salvarlo"

“Il passato è passato”: con queste parole, pronunciate ad Affaritaliani.it, il pm anglo-napoletano Henry John Woodcock vorrebbe mettere definitivamente il punto sulla polemica nata attorno al procedimento disciplinare a suo carico e istruito dall’allora Csm. Procedimento conclusosi – nel complesso – a favore del magistrato, visto che la gestione dell’inchiesta Consip da parte dei pm della procura di Napoli venne definita corretta.

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Peccato che dietro a quel famoso rinvio disposto dall’allora collegio giudicante, ma in sostanza del vice presidente del Csm Giovanni Legnini, continui ad aleggiare l’ombra di una “grazia” ricevuta, un’intercessione delle correnti della magistratura. Quelle famosi correnti degenerate – secondo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – in un “coacervo di manovre nascoste, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato”.

Un “tutti contro tutti” che a distanza di anni dagli scandali del Consip e delle cosiddette nomine pilotate al Csm, continua a tenere banco mischiando politica e giustizia, in un vero e proprio “sistema” (come è stato definito dall’allora presidente dell’Anm Luca Palamara) con cui le varie correnti concordano e si dividono le nomine più importanti e gran parte dei magistrati del Csm, ma anche capi dei principali uffici giudiziari italiani. Dicevamo della presunta “grazia” che Woodcock avrebbe ricevuto da Legnini. Il motivo? Un’intercettazione tra lo stesso Legnini e l’ex ministro Cirino Pomicino dove i due parlerebbero male di Woodcock, e che questi avrebbe potuto tirarla fuori nel disciplinare che lo riguardava.

Una vicenda estremamente intricata, che i diretti interessati hanno cercato di mettere a tacere più volte. Ma c’è un “ma”: l’allora procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, interrogato dal procuratore della Repubblica di Perugia Raffaele Cantone nell’estate del 2021, in un verbale contenuto nel procedimento perugino nei confronti di Luca Palamara, confermerebbe il sospetto che Woodcock sia stato ‘graziato’ dal disciplinare grazie ad un intervento delle correnti.

Su Affaritaliani.it pubblichiamo proprio quel verbale delle sommarie informazioni rese da Fuzio, che ha parlato con noi per provare a districare contraddizioni e conferme a distanza di anni di quanto accaduto. Tutti contro tutti, dicevamo.

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“Sì, Legnini mi convocò riferendomi che qualcuno gli aveva prospettato l'esistenza di un'intercettazione dalla quale emergeva che lo stesso Legnini, parlando con Pomicino, aveva parlato male di Woodcock. E mi disse che c'era il rischiò che questa intercettazione venisse portata a conoscenza di terzi”. Lo stesso “mi venne riferito dal difensore in sede disciplinare di Woodcock, l’avvocato Maddalena”. Che una “sparlata” ai danni del pm anglo-napoletano esista, quindi, sembra sempre più una certezza. Lo stesso Luca Palamara, che raccontò per primo la vicenda, ai microfoni di Affari lo conferma raccontando l’antefatto: “Pomicino si vide con Legnini, poi in un’intercettazione ambientale operata da Woodcock Pomicino raccontò a una terza persona quanto si era detto con Legnini”.

L’unico che sembra non ricordarsi della conversazione avuta con Pomicino è proprio Legnini, guarda un po’. Che al telefono, un po’ scocciato, nega tutto, ma non l’intercettazione ambientale in cui Pomicino parla a un terzo: “La conversazione tra me e Pomicino? Non esiste. Si continua ad alimentare un mistero inesistente”. Ma torniamo a Fuzio, che ha così proseguito: “Di fronte alle dichiarazioni di Legnini non feci nulla, e Woodcock d'altra parte non presentò nessuna istanza di ricusazione. Aspettai gli eventi, ma nel giorno in cui doveva essere deciso il procedimento disciplinare, che noi come Procura Generale avevamo tutto l'interesse a chiudere prima che scadessero i mandati consiliari del Csm (di Legnini e Palamara, ndr), trovammo la decisione di un rinvio, a luglio 2018. Ma se si trattò di un semplice rinvio, perché tanto clamore? “C’erano già state molte udienze nelle quali sembrava che fosse tutto già deciso. Con un rinvio il fascicolo sarebbe stato proseguito da un nuovo giudice, del nuovo Csm, che non avrebbe avuto percezione diretta di tutto il pregresso. Un fatto chiaramente pregiudizievole”. Ecco perché, prosegue Fuzio, “riguardando tutto quello che è accaduto, a posteriori, ho avvertito la sensazione di una convergenza di interesse che ha portato Legnini al rinvio”.

Come nel gioco del telefono senza fili, in cui non si sa bene chi abbia compreso male e chi volutamente abbia trasmesso male il messaggio, il “passato” come lo definisce Woodcock, è più che mai presente.

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