Alberto Burri e la poesia della materia in mostra ad Alba

All’ artista umbro, tra i  grandi protagonisti dell’arte del Novecento, mancato 80enne nel 1995, è dedicata la mostra “Burri. La poesia della materia”

Simonetta M. Rodinò
Alberto Burri, Combustione C7, 1959
Culture
Condividi su:

Passione per disegno e pittura scaturirono in Burri già negli anni del liceo, ma la sua manifesta vocazione prese corpo durante la prigionia, da ufficiale medico, in un campo di concentramento a Hereford nel Texas, a partire dal maggio del 1943.

All’ artista umbro, tra i  grandi protagonisti dell’arte del Novecento, mancato 80enne nel 1995, è dedicata la mostra “Burri. La poesia della materia”, negli eleganti spazi della Fondazione Ferrero di Alba (Cuneo).

“È stato Giuseppe Ungaretti, una delle voci oracolari più grandi del XX secolo a pronunciare una indimenticabile sentenza verso l’arte di Alberto Burri: «Amo Burri perché non è solo il pittore maggiore d’oggi ma è anche la principale causa d’invidia per me: è d’oggi il primo poeta»”, spiega il curatore Bruno Corà.
L’uomo Burri, taciturno,  non amava parlare del suo lavoro, diffidente nei confronti degli studiosi, amava la compagnia dei poeti.

L’esaustiva rassegna, da non perdere, si snoda cronologicamente: quarantacinque opere nelle otto sale percorrono i vari cicli realizzati: dai “catrami” del 1948, passando per i “sacchi”, le “combustioni”  , i “legni”, le “plastiche”, i “cretti”, i “cellotex”, sino alle ultime opere “Oro e nero” del 1993.

Alberto Burri, Cretto G2, 1975
 

Ogni ciclo materico impegna l’artista con gli stessi principi e uguale intensità. Si applica a materiali extra pittorici nuovi e differenti ogni qual volta sente di essere giunto al’esaurimento della loro specifica potenzialità di stimolazione sul proprio immaginario.

La mostra si apre con la tela “Texas”, visibile raramente, realizzata nel 1945 con colori di fortuna,
in cui il figurativo, che presto abbandonerà, è privo di scuola tradizionale.
Rientrato in Italia nel 1946, trova un paese che non riconosce, con una realtà postbellica di disagio esistenziale: da qui la svolta che  gli cambia la vita. Vuole sovvertire quelle condizioni solo attraverso l’arte.. Non sarà più medico.

La sua pittura non è mai affidata al caso: controllo, precisione e rigore compositivo sono i principi dominanti; il suo obiettivo è raggiungere nel quadro l’equilibrio, portare cioè il caos ad una forma di quiete. “Soppesare gli elementi costitutivi il materiale è per Burri una sorta di sfida; gli piaceva creare stupore”, afferma il curatore.

Nei suoi lavori materici si coglie una sonorità . Non ha mai esaltato la materia per se stessa, ma pur essendo centrale nella preparazione dell’opera, è sempre stata al servizio di un’idea poetica di immagine, che ne riscattava la gravità fisica.

Parallelamente alla mostra, gli spazi espositivi di Palazzo Banca d’Alba  - in via Cavour  - ospitano una maquette, la documentazione fotografica e multimediale dedicate all’opera di land art e site-specific “Il Cretto di Gibellina”, che Burri realizzò nel paese siciliano distrutto dal terremoto del Belice nel 1968. Un vero e proprio sudario in cemento bianco che  con i suoi 80mila metri quadrati di ampiezza sovrasta le macerie della città vecchia.

“Burri. La poesia della materia”
Fondazione Ferrero -  Strada di mezzo, 44, Alba (Cuneo) 
9 ottobre 2021 al 30 gennaio 2022
Ingresso libero
Infoline: 0173 295259
www.fondazioneferrero.it

Alberto Burri Catrame 1949